Cinghiali a Roma, l'idea dei grillini in Campidoglio: «Possiamo sterilizzarli tutti»

Due cinghiali mentre grufolano accanto ad alcuni cassonetti a Roma
di Stefania Piras
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Mercoledì 10 Giugno 2020, 10:45 - Ultimo aggiornamento: 10:46

Cinghiali come gattini a cui mettere un fiocco attorno al collo e da accarezzare prima della puntura del veterinario. L’ultima trovata del Campidoglio è la sterilizzazione dei cinghiali a Roma, problema molto sentito sia nella zona Nord (gli esemplari dalla Riserva dell’Insugherata arrivano fuori casa dei residenti del Municipio XV e XIV) ma anche a Sud, Spinaceto, dove c’è lo stesso problema. In realtà, i cinghiali, sarebbero anche spaventati dalla presenza umana ma “scendono in città” perché irresistibilmente attratti dall’immondizia, dagli avanzi di cibo contenuti nei sacchetti, non raccolti dall’Ama, dell’organico. 

Roma, branco di cinghiali trascina in strada il cassonetto e lo rovescia
 


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Ora, in piena emergenza Covid, la riunione capitolina Ambiente si è riunita non per affrontare altri problemi (le erbacce e rovi che infestano i parchi, ad esempio) ma per fare il punto sulla questione cinghiali, non solo perché con l’estate l’odore degli avanzi di cibo abbandonati fuori dai cassonetti diventa un invito al banchetto per i cinghiali, ma anche perché l’operazione di abbattimento, scattata appena è iniziata la quarantena ai primi di marzo, è stata un vero flop. È stato catturato e telenarcotizzato, un solo esemplare e per giunta un cucciolo. Perciò il presidente della Commissione Ambiente, Daniele Diaco, convinto animalista, ha pensato di avviare una sterilizzazione generale di tutta la popolazione di cinghiali, centinaia di migliaia di esemplari. «Abbiamo audito i rappresentanti del Comitato per la Tutela dei Diritti degli Animali e dell’Associazione Earth in merito a due progetti inerenti alla gestione dei cinghiali, già oggetto di un tavolo tra Roma Capitale, Città Metropolitana e Regione», scrive Diaco. La proposta è illustrata con entusiasmo: «Trattasi di due progetti decisamente validi e complementari tra loro: il primo contempla la cattura e l’inserimento degli ungulati all’interno di riserve protette come quella di Grosseto, con il prezioso supporto della LAC (Lega Abolizione Caccia); il secondo, invece, prevede il ricorso all’immuno-vaccino, ossia alla pratica della sterilizzazione dei cinghiali selvatici e al loro spostamento nelle riserve». Diaco insiste: «I due progetti, esaminati dalla Commissione Ambiente, dai membri dell’Assessorato alla Sostenibilità Ambientale e dal Dipartimento Tutela Ambientale e rigorosamente a costo zero, saranno presentati nell’ambito del tavolo tecnico, fermo restando che l’ultima parola in merito all’approccio da adottare spetterà proprio alla Pisana. Trattasi di soluzioni che consentirebbero di scongiurare l’odiosa prassi dell’abbattimento selettivo dei cinghiali e di contemperare il diritto alla vita di questi ultimi con la necessaria tutela dell’incolumità dei cittadini». In realtà, è un progetto costosissimo, non proprio a impatto gratis, spiegano gli esperti. I cinghiali girano in branchi dai 20 ai 25 componenti e sono tutti branchi di femmine. Una volta l’anno, vanno in calore e lo fanno tutte insieme. I maschi le ingravidano; da qui la proliferazione straordinaria di cinghiali. Con la caccia e con la telenarcosi, procedimento approvato da Roma città metropolitana, i cinghiali si spaventano oltremodo. 
E succede che le femmine abbandonino il gruppo e ne scelgano un altro. Poi vanno in calore un’altra volta e si riproducono di nuovo. Quindi invece che figliare una volta l’anno, lo fanno due volte. Questo è il motivo della moltiplicazione dei cinghiali, anche a Roma.
Insomma, la sterilizzazione di tutta la vasta popolazione di ungulati è impresa a dir poco ardua. La tutela ambientale e sanitaria dei romani che pagano la Tari per un servizio scadente sarebbe forse il vero punto di partenza. Senza contare il pericolo sicurezza. Scontrarsi in auto con un animale così è come sbattere contro un palo: può provocare un incidente mortale.

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