Roma, «io mamma rincorsa dai cinghiali sbucati dai cassonetti»

«Io mamma rincorsa a Cinquina dai cinghiali sbucati dai cassonetti»
di Laura Bogliolo
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Mercoledì 2 Settembre 2020, 01:08

«Ho difeso mia figlia in ogni modo, pensavo che quei rumori fossero provocati dal rovistare di un gatto e invece ho visto venire contro di noi un branco di cinghiali. Sono rimasta di ghiaccio, immobile, ma l’amore per mia figlia mi ha fatto reagire: fortunatamente ho avuto la prontezza di aprire l’auto con il telecomando, si sono accese le luci ed è stata la salvezza». 

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LA DENUNCIA
Simona Russo, 41 anni, romana, abita a Cinquina, periferia del III Municipio, sopra al quartiere di Montesacro. Era andata a cena da amici in via Emilio Teza, una serata come tante altre insomma, parlando delle vacanze ormai finite. Ma a Cinquina, così come nei quartieri vicini, c’è un enorme problema che attanaglia da mesi i residenti: la raccolta dei rifiuti (qui c’è il porta a porta) è collassata almeno da fine aprile da quando, cioè, l’Ama ha rescisso il contratto con l’azienda che portava via i rifiuti dei commercianti. Circa 3 mila negozi, quindi, non possono usufruire del servizio e gli operatori devono barcamenarsi tra le utenze non domestiche (i negozi, appunto) e i residenti. Risultato? I secchi del porta a porta nei condomini sono stracolmi, attirano insetti, blatte, topi, volpi, ma soprattutto cinghiali. 

Ed è da mesi che i residenti denunciano i cumuli di immondizia, ma anche i branchi di ungulati che assediano i palazzi. «Non più solo di notte, ormai i cinghiali entrano nei giardini dei condomi anche di giorno e banchettano sui rifiuti» racconta mamma Simona che ancora deve riprendersi dallo spavento dell’altra sera. «Mia figlia ed io abbiamo rischiato la vita, non abbiamo nulla contro gli animali, anzi, ma ormai la situazione è arrivata al limite - dice Simona, impiegata - uno dei cinghiali è entrato nel giardino condominiale di una mia amica, ma lo sa cosa significa convivere con la paura che un animale del genere ti entri dentro casa? Non viviamo più».

LA CAUSA
Ed è stata tanta la disperazione che Simona si è impegnata in prima persona e ha deciso di lanciare insieme ad altri residenti una class action contro Ama per chiedere il rimborso della tassa sui rifiuti pagata nell’ultimo anno. «La situazione è insostenibile - spiega - i turni di raccolta saltano e se proviamo a fermare gli operatori dell’Ama per protestare contro il mancato servizio ti rispondono: “Il camion sul quale sversiamo i rifiuti ormai è pieno, non possiamo prendere i vostri sacchetti dell’immondizia”». E così nei condomini si ammassano i rifiuti, arrivano gli insetti e i residenti sono costretti a pagare la disinfestazione contro blatte e topi. «Almeno 200 euro a palazzina» aggiunge la mamma. 
I residenti di Cinquina si appoggeranno all’associazione Don Chisciotte, gli avvocati che hanno già fatto vincere la causa in primo grado ai cittadini di Settebagni che hanno ottenuto uno sconto del 20% sulla Tari tramite un ricorso alla Commissione Tributaria di Roma a causa dei «prolungati disservizi».

MIASMI E DISPERAZIONE
Simona ammette: «Per i miasmi che provengono dai secchi dell’immondizia sono costretta a dormire con la mascherina, ma mai mi sarei aspettata di rischiare così tanto per un incontro ravvicinato con i cinghiali: ormai la situazione è fuori controllo». Il problema degli ungulati è noto da anni in Campidoglio ed è stato firmato un protocollo con la Regione che al momento non ha portato a nulla. Il Comune, tra le altre cose, vorrebbe creare una sorta di ospizio per i cinghiali, ipotesi alquanto irreale. Se si avvista un cinghiale a Roma ancora non è chiaro chi si debba avvertire e soprattutto parte subito lo scaricabarile tra le varie istituzioni territoriale.
Intanto i residenti e il III Municipio chiedono di abbandonare il porta a porta fallimentare e di tornare ai cassonetti. Ama ha ammesso le difficoltà e sta valutando il ritorno alla raccolta meccanizzata. 
 

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