Roma, cimitero Flaminio in abbandono: guano, lapidi rotte, infiltrazioni

Roma, cimitero Flaminio in abbandono: guano, lapidi rotte, infiltrazioni
di Pier Paolo Filippi
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Sabato 7 Settembre 2019, 13:17 - Ultimo aggiornamento: 13:20

Andare al cimitero per portare un fiore e pregare sulla tomba di un proprio caro, e trovarsi l'ingresso sbarrato. Accade da 9 mesi a migliaia di romani che si recano al Cimitero Flaminio, a Prima Porta, e che hanno amici e parenti nei fornetti al primo piano degli edifici O, P, e Q, chiusi dai vigili del fuoco per motivi di sicurezza per la presenza di copiose infiltrazioni d'acqua.

Tra i visitatori c'è rabbia, molti si sfogano sui social, altri hanno fatto dei reclami all'Ama, altri ancora lasciano degli insulti scritti sui muri e sui cartelli degli edifici. Perché per chi ha perso una persona cara, trovarsi davanti uno spettacolo del genere, è una ferita nella ferita. Soprattutto per i più piccoli, come Federica (la chiameremo così), un ragazzina di 12 anni che ha perso il papà quando ne aveva 3, alla quale è stata negata la possibilità di pregare sulla tomba del genitore. Così, dopo 9 mesi, ha deciso di rivolgersi alla sindaca Virginia Raggi.

LA LETTERA
«Da gennaio non posso andare a trovare mio padre - ha scritto in un post - Quest'anno nell'edificio in cui è sepolto non si può entrare . La prego di trovare una soluzione il prima possibile. Molti sono ancora ignari della situazione, arrivano e si trovano gli accessi sbarrati con delle griglie in tondini di acciaio, di quelle utilizzate per il cemento armato e riciclate per l'occorrenza in barriere di fortuna. Qualcuno ha lasciato il suo mazzo di fiori appeso all'inferriata.
 


«Ma cosa è successo?», chiede Antonio, un uomo di 60 anni, che tiene in mano un mazzo di fiori per la madre. La donna si trova nella cappella 32 al primo piano dell'edificio O. Prova ad aggirare l'ostacolo salendo dalla palazzina precedente ma un'altra griglia chiude il passaggio anche al piano superiore. Niente da fare. Si può solo imprecare, rimettersi in macchina e tornare indietro. Ma probabilmente, per lui, è una fortuna.

SCENE HORROR
Meglio non vedere. Tutta l'area interdetta è nel degrado assoluto, con angoli e situazioni da film dell'orrore, come accade quando due piccioni all'improvviso si mettono a volteggiare all'interno delle cappelle ormai abbandonate con le finestre aperte. Il guano è dappertutto: sui pavimenti, sulle mensole delle tombe, sulle foto dei defunti. Nel corridoio, un piccione agonizzante aspetta di morire sotto un carrello per il trasporto delle bare. Poi ancora ragnatele, vasi e statuette rotti, mazzi di fiori a terra. Nei corridoi, qua e la mucchi di lapidi gettate alla rinfusa. Ci sono ancora i nomi e le date di nascita e morte. Qualcuno, in un angolo, ha pensato bere di fare i suoi bisogni. Sul soffitto enormi macchie di umidità hanno sgretolato l'intonaco che cade in terra a pezzi.

Ma il degrado interessa tante altre porzioni di un cimitero immenso, esteso su 140 ettari. Parti ben curate si alternano con zone senza manutenzione. Eleganti cappelle di famiglia si affacciano su prati con tombe ricoperte dalle erbacce e distese di croci crollate a terra. Nelle aiuole resti di rami caduti tra viali dall'asfalto sconnesso.
E se c'è l'urgenza di andare in bagno, meglio rimandare. L'Ama da tempo aspetta dal Campidoglio i fondi necessari alla manutenzione straordinaria, ma finora niente. Chissà se Federica, con il suo appello accorato alla sindaca, riuscirà a smuovere qualcosa.

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