Roma, dal Centro carni alla Tari i buchi nei conti dell’Ama

Roma, dal Centro carni alla Tari i buchi nei conti dell’Ama
di Francesco Pacifico
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Venerdì 19 Febbraio 2021, 11:06

Due partite parallele sui bilanci di Ama, che si giocano sui due tavoli molto diversi. Uno è l’assemblea prevista per il prossimo 18 marzo, che dovrebbe approvare i consuntivi dal 2017 al 2019. L’altro è la procura di Roma, che indaga sia sui ritardi nel via libera ai bilanci sia, ipotizzando il falso bilancio, sulla presunta distrazione di 250 milioni di euro di Tari, che la municipalizzata ha tenuto per sé e non ha riversato nei tempi e nei modi giusti al Campidoglio. Proprio per arginare e chiarire questo secondo fronte, Virginia Raggi mercoledì ha fatto capolino in piazzale Clodio nell’ufficio del procuratore capo Michele Prestipino. 


La linea di difesa del Campidoglio, azionista di Ama, è semplice: non abbiamo potuto approvare i bilanci per «gravi anomalie» nei consuntivi precedenti, che hanno costretto l’amministrazione a fare ricostruzioni dal lontano 2003 su tre fronti. Cioè, i fondi che la municipalizzata ha incassato come agente mandatario per la Tari e non ha girato al Comune; il valore del Centro Carni sulla Tiburtina dove non è mai partita l’operazione di valorizzazione prevista; i 18,6 milioni di euro di crediti per servizi cimiteriali, che i predecessori dell’ex amministratore unico Stefano Zaghis hanno sempre reclamato e che Palazzo Senatorio non ha mai voluto riconoscere. Sul fronte dei 250 milioni di Tari, la Raggi - forte anche di una relazione firmata dall’ex direttore generale del Comune, Franco Giampaoletti - ha sostanzialmente fatto rilevare che l’ex presidente di Ama, Lorenzo Bagnacani, già prima dal 2018 avrebbe dovuto non far transitare quei soldi sul conto corrente della Bnl, dove affluivano anche i fondi concessi da Roma Capitale per il contratto di servizio, nonostante fosse cambiato il disciplinare interno tra le parti. Sul Centro Carni ha spiegato che è stata la sua amministrazione a dare la spinta per una nuova perizia e nuova valutazione sull’immobile, che ha visto il suo valore passare da 136milioni a 40 milioni. Sul fronte dei crediti cimiteriali, pietra dello scandalo che ha portato all’allentamento di due Cda, la sindaca avrebbe detto ai magistrati che l’azienda e l’amministrazione pubblica sarebbero risaliti fino al 2003, anno della convenzione tra Ama e il Campidoglio, per scoprire che quei soldi non erano dovuti. Tutto questo lavoro, è la tesi del Comune di Roma, ha impedito l’approvazione dei bilanci. 

Il 18 marzo, dopo oltre tre anni di liti sull’asse via Calderon de La Barca-Campidoglio, Roma Capitale approverà i bilanci del 2017, del 2018 e del 2019 di Ama.

E l’impatto sui conti della municipalizzata dei rifiuti sarà pesante: rosso da 90 milioni di euro per il 2017, di altri 40 milioni (legati alla svalutazione del Salario) per il 2018, con una piccola plusvalenza per il 2019. Sono numeri che dimezzerebbero il patrimonio netto e ridurrebbero a un terzo il capitolo sociale, mettendo a rischio la stessa stabilità societaria, se non fosse che l’azienda avrebbe “rimesso in pista” 120 milioni di Tari mai incassata: in pratica gli ex amministratori l’avevano data per persa, e inserita nei crediti inesigibili, mentre negli ultimi consuntivi si proverà a recuperare questi 120 milioni, facendoli in parte pagare ai romani con un conguaglio e in parte comprare come cartolarizzazioni dallo stesso Comune. Detto questo, l’azionista, cioè il Campidoglio, dovrà comunque mettere mano al portafogli: si parla di una ricapitalizzazione da 200 milioni.

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