Roma, incendi a Centocelle: è caccia a un tunisino. Gara di solidarietà dopo i roghi

Roma, incendi a Centocelle: è caccia a un tunisino. Gara di solidarietà dopo i roghi
di Alessia Marani
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Lunedì 11 Novembre 2019, 14:09 - Ultimo aggiornamento: 17:28

Una chiave per risolvere il giallo degli attentati incendiari alle imprese commerciali di Centocelle potrebbe darla ai carabinieri del Casilino il tunisino di 45 anni, un senza fissa dimora, che la polizia fermò dopo il rogo del 9 ottobre che distrusse gazebo e tavoli della pinseria Cento55 di via delle Palme, di fronte alla Pecora elettrica bruciata nella notte tra martedì e mercoledì. L'uomo è al momento irreperibile. Il pm, all'epoca, non ritenne sufficienti gli elementi per condurlo in carcere e venne denunciato a piede libero. Un residente lo vide lavarsi le mani e con le sopracciglia bruciacchiate, pare che in tasca avesse una boccetta di alcool. Ma l'uomo negò coinvolgimenti. Stamani l'informativa sull'incendio doloso che venerdì notte ha distrutto, invece, il Baraka Bistrot di via dei Ciclamini sarà sul tavolo dell'aggiunto Nunzia D'Elia e del sostituto procuratore Sergio Colaiocco.

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Gli inquirenti stanno seguendo più piste, non ultima quella della malavita organizzata che vuole il controllo del territorio, anche con atti eclatanti e dimostrativi tipici del racket. Bisogna capire, però, ammesso che si trovi l'esecutore o gli esecutori materiali dei raid, chi siano i mandanti. C'è una matrice straniera dietro gli attentati? Un'ipotesi punta alle bande di nordafricani che vorrebbero il monopolio dello spaccio nella zona attorno al parco del Forte Prenestino. Ma gli investigatori non escludono, invece, che possano esserci nuovi interessi pronti a sbarcare nell'ex quartiere popolare ora in forte espansione economica con l'apertura di diverse attività, specialmente pub e localini di street-food. Insomma una sorta di importazione del modello Pigneto-San Lorenzo con le piazze dello spaccio aperte e la diffusione massiccia di crack ed eroina affidata agli stranieri, ma gestita dagli italiani.

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Consorterie che vorrebbero mettere le mani e monopolizzare l'intera economia del quartiere, mirando alla gestione delle attività, scoraggiando e piegando gli imprenditori onesti impauriti. Marco Nacchia, gestore del Baraka da appena il 18 settembre, ieri pomeriggio è tornato nel locale. Gli studenti del V Municipio hanno appeso sulla saracinesca (su cui sarebbero state repertate dalla scientifica alcune impronte) uno striscione di solidarietà: «Resistete». In molti hanno lasciato biglietti e messaggi: «La violenza ti ha distrutto, il quartiere ti aiuterà a risorgere», «non siete soli».

 

 

Nacchia, però, è ancora sotto choc: «Si è salvato solo il bagno dalle fiamme - dice - mi hanno riempito di solidarietà e ne sono grato, ma non riaprirò. So che chi ha colpito, ha aspettato che alle 4 andassero via le volanti che pattugliavano massicciamente la zona, è stato un atto sfrontato, quasi uno sfregio allo Stato, una cosa più grande di me, che mi sconvolge. Anche se mi sento incompiuto, un sogno spezzato». Fabrizio, amico di Marco, ha lanciato una raccolta su Fb per incoraggiare lui e sua moglie a riprendere un sogno interrotto. In poche ore sono stati raccolti 1700 euro. I soldi verranno automaticamente incassati sul conto corrente solo al raggiungimento di quota 40mila. Se così sarà, difficilmente Marco potrà dire di no. Ieri sera, nel quartiere, è arrivata a cena la sindaca Virginia Raggi. Intanto, a Centocelle regnano paura e disorientamento, ieri in molti si sono riuniti al Forte per riflettere. «Ora ci aspettiamo una risposta dalle istituzioni», dicono.
 

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