Roma, i migranti positivi e violenti al Celio erano già stati denunciati: fuggirono da centro di accoglienza

Celio, i migranti violenti erano già stati denunciati
di Francesco Pacifico e Giuseppe Scarpa
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Lunedì 31 Agosto 2020, 07:45

Sono piantonati in un'ala del Celio, lontani dagli altri ospiti, i tre nigeriani positivi al Covid che venerdì hanno provato a scappare dal Policlinico militare. E che, soprattutto, hanno messo a soqquadro la struttura e ferito un medico, quando gli è stato negato di uscire. Il caso sta creando molto imbarazzo politico, mentre le autorità sanitarie sono molto preoccupate per i rischi di diffusione del contagio. Anche perché si è scoperto che i tre - due donne e un uomo - sono recidivi: erano già fuggiti da un centro di accoglienza di Grottaferrata, quando erano già infetti, tanto che su di loro pende una denuncia per epidemia colposa. Ma nonostante questo, hanno continuato a disinteressarsi dei rischi che avrebbero potuto causare i loro comportamenti. A rendere la situazione ancora più ambigua, c'è il fatto che le due donne sono titolari di protezione internazionale, mentre l'uomo con loro si è visto riconoscere un permesso di soggiorno per casi speciali.

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Intanto arrivano altri particolari sui fatti di venerdì sera e sulla loro storia. I tre, asintomatici, sono stati portati al Celio lo scorso 17 agosto, scortati da due volanti della polizia. Le due donne sarebbero prostitute. Tutti avevano provato a scappare qualche ora prima da un centro di accoglienza di Grottaferrata, dove avevano riscontrato la loro positività. Al Policlinico militare arrivano su richiesta del ministro degli Interni per gestire i contagiati senza fissa dimora o impossibilitati a fare la quarantena in luogo protetto, però con la promessa che ci sia una pattuglia della polizia a piantonarli. Fatto sta, che una volta al Celio, iniziano a creare problemi. All'uomo, nella perquisizione prima di entrare nella struttura, viene trovato un punteruolo da 20 centimetri. Per il resto i nigeriani, anche da lì, vogliono andare via. Soltanto il lavoro dei mediatori culturali e dei militari li riporta a più miti consigli: gli fanno capire che soltanto una volta negativizzati, potranno tornare alle loro vite. Ma la cose vanno diversamente: venerdì 28 agosto arriva l'esito del secondo tampone ed è positivo. I nigeriani a questo punto provano di nuovo a scappare. Non ci riescono e scatenano il panico: le donne gridano: «Se non lavoriamo, non mandiamo soldi a casa» e, intanto, sfasciano mobili e suppellettili della struttura, mordono un medico al quale strappano anche un pezzo della tuta, e - non contente - con l'uomo provano anche a sequestrare un ragazzino bengalese. Con non poche difficoltà il personale medico dell'Esercito, i carabinieri del Celio, quelli del Comando logistico e della Territoriale li riportano alla calma.

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Come detto, adesso i tre - denunciati nuovamente a piede libero e questa volta anche per danneggiamento, resistenza, e lesioni - sono stati separati dagli altri extracomunitari nell'ospedale militare in un'ala blindata. Ma la cosa non può che creare problemi: vuoi perché la struttura (dove sono ricoverati 15 immigrati asintomatici) è un Covid center nato per curare i malati, vuoi per il dispendio di energie da parte dei carabinieri che devono piantonarli.
PERMESSO DI SOGGIORNO
A quanto pare espellerli sarà molto difficile. Le due donne, rispettivamente in Italia dal 2016 al 2018, hanno ottenuto la protezione internazionale, mentre l'uomo, invece, è titolare di un permesso per casi speciali rilasciato a seguito di sentenza. Intanto continuano le polemiche politiche. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, ha dichiarato che «la situazione è fuori controllo e questo è un governo di irresponsabili, con la sua furia immigrazionista, rischia di mettere a repentaglio i sacrifici che gli italiani hanno fatto per mesi».
 

 

 

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