Castel Gandolfo, torturato per l'affitto. Maurizio Gentili: «Mentre mi picchiavano fumavano crack, mi avrebbero ucciso»

Il manovale specializzato, 38 anni, racconta lo spietato massacro e il sequestro avvenuto domenica 2 ottobre

Castel Gandolfo, torturato per l'affitto. Maurizio Gentili: «Mentre mi picchiavano fumavano crack, mi avrebbero ucciso»
di Karen Leonardi
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Sabato 15 Ottobre 2022, 07:25 - Ultimo aggiornamento: 17:13

Non riesco più a dormire la notte, mi fa male tutto il corpo, i punti sulle gambe per i colpi con il machete, ho un dolore fortissimo alle costole. È stata un'aggressione spietata, selvaggia, crudele, mentre mi picchiavano fumavano il crack. Erano delle bestie, volevano ammazzarmi perché avevo presentato tre denunce contro di loro». Maurizio Gentili, 38 anni, manovale specializzato, racconta lo spietato massacro e il sequestro avvenuto domenica 2 ottobre a Castel Gandolfo, quando cinque persone lo hanno prelevato dal suo appartamento in via Olivella - ora sotto sequestro - e lo hanno portato in un villino isolato in via Santo Spirito.
Magro, capelli corti, fa il capomastro e ci tiene a far sapere che ha esperienza nelle ristrutturazioni degli appartamenti. Da qualche giorno è tornato a casa del padre, a Pavona. Alloggi popolari dimenticati, l'intonaco che cade a pezzi. «Ero tornato da poco dal cantiere. Lavoro anche di domenica. Mi ero fatto la doccia, quando, intorno alle 16, mi ha citofonato Gianluca Borri. Stava insieme con un amico mi hanno preso a schiaffi e pugni. Eravamo amici una volta, io ero andato a vivere nel suo monolocale, un appartamento in villa ad Albano». Poi qualcosa è andato storto e ha smesso di pagare l'affitto. «L'appartamento era inagibile perché aveva il soffitto a rischio crollo e quindi ho chiesto a Gianluca di sistemarlo oppure di darmi indietro la caparra. Poi ho deciso di trasferirmi temporaneamente a Poggio Verde, in un hotel sulla Portuense, per dargli la possibilità di fare questi lavori».

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Secondo quanto raccontato ai carabinieri della compagnia di Castel Gandolfo, diretti dal capitano Davide Acquaviva, che con un'indagine lampo hanno arrestato i cinque aguzzini, il 38enne prima del raid punitivo era stato minacciato di morte. «Borri ha pagato i suoi amici, gli ha dato duemila e 400 euro per ammazzarmi, perché io gli avevo causato tanti danni con le tre denunce che avevo presentato.

Quando stavo lì, nel villino in via Santo Spirito, mi ha detto che i soldi chiesti dall'avvocato aveva preferito darli ai suoi amici per farmi fuori». Mentre parla Gentile mostra, sul tavolo della cucina, le denunce presentate ai carabinieri in tre occasioni diverse. «Sono sicuro che erano stati loro a rubarmi l'auto. Nel cortile c'erano delle macchine nuove, Chi va a prendere un vecchio Pandino?». Si alza la sua T-shirt nera e mostra le ferite al torace. «Quando sono arrivato nella villetta di Santoro, a Castel Gandolfo, lui era proprio inferocito con me perché erano arrivate le notifiche delle denunce dei carabinieri, così mi hanno portato al primo piano e poi verso le nove di sera al secondo. Sono sicuro che mi avrebbero ammazzato. Con la scusa di andare in bagno, sono scappato dalla finestra».

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