Casamonica, il villino che nessuno vuole adottare: le associazioni hanno paura di ritorsioni

Casamonica, il villino che nessuno vuole adottare: le associazioni hanno paura di ritorsioni
di Alessia Marani
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Giovedì 3 Giugno 2021, 07:59 - Ultimo aggiornamento: 17:34

Tra i beni che i carabinieri del Gruppo Frascati dopo mesi di indagini erano riusciti a strappare al patrimonio sterminato dei Casamonica, nell'estate del 2018, c'era anche il villino di vicolo di Porta Furba 55L al Tuscolano, appartenuto a Giuseppe Bitalo Casamonica. Un edificio a due piani, ottimamente rifinito (tanto i lavori e i materiali non li pagavano perché ottenuti con estorsioni e minacce), con le pareti esterne lastricate di pietre, le persiane blindate e le inferriate che, però, nessuno vuole. In pratica, l'immobile prima posto sotto sequestro è stato poi definitivamente confiscato e, quindi, è passato in gestione all'Agenzia nazionale per i beni confiscati con l'intento di cederlo a enti o associazioni che potessero disporne a scopi benefici o sociali.

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Ma da allora, dopo quasi quattro anni (l'operazione Gramigna dell'Arma risale al luglio del 2018 e permise l'arresto di 37 persone) è ancora lì inutilizzato. Non solo. I carabinieri, dopo pochi mesi, riuscirono a sventarne persino un tentativo di occupazione. Non una incursione qualunque, ma a rompere i sigilli fu pizzicata dai militari di piazza Dante una giovane donna di 19 anni, anche lei una Casamonica, la fidanzata del figlio di Bitalo. I militari, allora, ripristinarono la serratura e misero l'abitazione di nuovo nella disponibilità pubblica. Eppure l'edificio, almeno sulla carta, sembrerebbe appetibile: 155 metri quadrati in una zona semicentrale di Roma, a un passo dalla via Tuscolana e a due dalla fermata della Metro A.

Per giunta in uno dei quadranti più popolosi della Capitale. Ma perché allora è vuoto? Basta affacciarsi nel vicolo e rendersi conto che è una enclave chiusa, una strada cieca. All'epoca del blitz i carabinieri trovarono le telecamere a presidiarla, strumento attraverso cui il clan gestiva lo spaccio e gli affari al riparo da controlli esterni (almeno così ritenevano). «Questo è il regno dei Casamonica, il loro fortino - spiegano dall'altro lato della Tuscolana - lo sanno anche i sassi qui. Entrare in casa loro è un lusso che non tutti possono permettersi». Specie se la casa era del boss.

 


L'ULTIMA CHANCE
Ma cosa è successo dal 2018? I primi a tentare l'acquisizione di un pacchetto di 17 immobili confiscati sono gli uffici della Regione Lazio alla fine del 2019. La Pisana era disposta a farsene carico in blocco - compreso il vicolo di Porta Furba - purché fosse fatta salva una clausola di garanzia urbanistica che funziona come una sorta di sanatoria per dei vizi urbanistici lievi degli edifici. E quasi tutti quelli posseduti dai Casamonica presentavano abusi e difformità catastali (tanto che un villino completamente abusivo alla Romanina venne abbattuto).

Ma l'operazione non andò in porto e non se ne fece più nulla. Il villino di Giuseppe Casamonica, dunque, è confluito nel mare magnum dei cosiddetti beni inoptati dell'Anbc che, però, ad aprile ha deciso di giocarsi un'ultima carta, infilandolo tra i 1412 immobili (anch'essi inoptati) da mettere a bando direttamente alle associazioni del terzo settore. Centoventiquattro sono nel Lazio e 72 a Roma. Finora in totale sono arrivate poco più di 130 offerte e, anche se alcune potrebbero contenere l'opzione per più beni, appaiono comunque poche rispetto all'offerta. Per il villino di vicolo di Porta Furba potrebbe essere l'ultima chance.
 

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