Lo afferma, in una nota, il sindacato Usb. «Il Comune, che controlla Atac, nonostante i tavoli aperti con la Casa delle donne non ha mai proposto soluzioni che - si legge nella nota - potessero preservare un servizio sociale fondamentale non solo per le donne vittime di violenza e i loro figli ma per tutte le donne di questa città». Usb denuncia «l'ennesima mancanza di questa giunta comunale, l'ennesimo sgombero di un fondamentale spazio sociale e abitativo e chiede alla sindaca di non girarsi di nuovo dall'altra parte; il Comune invece di continuare con gli sgomberi dovrebbe rendersi parte attiva nel salvare la casa delle donne e sostenere chi dà quei servizi alla cittadinanza di cui Roma è carente. Chiudiamo - conclude il sindacato - a tutti i nostri iscritti e simpatizzanti di partecipare attivamente per salvare la casa delle donne, già a partire dal mailbombing lanciato oggi e diretto alle istituzioni e a tutte le iniziative a seguire. Riportiamo in calce il testo dell'appello per l'iniziativa di oggi».
L'appello
Comune, Atac e Tribunale hanno deciso: la Casa delle donne Lucha y Siesta va chiusa tra pochi giorni. La gravissima decisione ci è stata comunicata ieri con una lettera che annuncia l’interruzione delle utenze per il 15 settembre e l’immediato sgombero dello stabile. È così che Comune, Atac e Tribunale vogliono decretare la fine di una delle esperienze socio-culturali più preziose in città, e la soppressione del Centro e della Casa rifugio per donne che vogliono uscire dalla violenza più grande di Roma e della Regione Lazio.
La brutale accelerazione delle procedure di sgombero, nonostante le inconsistenti rassicurazioni dell’ultimo anno, oltre a causare sconcerto e apprensione per il futuro tra chi vive nella struttura (15 donne e 7 bambini), fa supporre che esista già un acquirente.
Da una parte quindi, il Comune di Roma, che fa della violenza sulle donne una vetrina politica, sceglie la precarietà dei bandi e lo svuotamento dell’approccio femminista al contrasto di questo fenomeno senza tutelare la prevenzione, la sostenibilità dei percorsi di fuoriuscita e la cultura che lo alimenta. Dall’altra l’Atac, affogato dai debiti per una storica cattiva gestione, svende il patrimonio a favore dei soliti noti speculatori.
Dobbiamo pertanto mettere in conto che non solo le interlocuzioni avute si sono rivelate, alla prova dei fatti, solo bugie e manipolazioni, ma che questa città allo sbando è in mano a liquidatrici e a tribunali fallimentari. La politica ha abdicato alla sua funzione pubblica per nascondersi dietro procedure giudiziarie e burocratiche, preoccupandosi come sempre degli interessi di pochi piuttosto che del benessere di milioni di persone che ci vivono. Oggi viene presentato il governo della discontinuità ma noi da qui, Roma – Pianeta Terra – non registriamo alcun cambiamento se non ingiustizia, accanimento e la solita incompetenza e incapacità politica. Da Lucha y Siesta non ce ne vogliamo andare, perché è necessaria più dell’aria.
Le donne, attiviste e femministe della Casa delle donne Lucha y Siesta
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