Il sindacato Usb: «Raggi e Atac vogliono sgomberare la casa delle donne Lucha y siesta»

Il sindacato Usb: «Raggi e Atac vogliono sgomberare la casa delle donne Lucha y siesta»
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Venerdì 30 Agosto 2019, 14:07
«La casa delle donne Lucha y siesta, lo stabile di via Lucio Sestio 10 che da anni ospita donne vittime di violenza e bambini, va sgomberata quanto prima. Sono queste le volontà di Atac, proprietaria dello stabile, e del Comune di Roma nella persona della sindaca Raggi. Chiedono lo sgombero immediato, che sarebbe fissato per il 15 settembre, appoggiandosi al concordato secondo il quale l'azienda del trasporto pubblico dovrebbe ripianare il bilancio anche grazie alla vendita del patrimonio immobiliare».

Lo afferma, in una nota, il sindacato Usb. «Il Comune, che controlla Atac, nonostante i tavoli aperti con la Casa delle donne non ha mai proposto soluzioni che - si legge nella nota - potessero preservare un servizio sociale fondamentale non solo per le donne vittime di violenza e i loro figli ma per tutte le donne di questa città». Usb denuncia «l'ennesima mancanza di questa giunta comunale, l'ennesimo sgombero di un fondamentale spazio sociale e abitativo e chiede alla sindaca di non girarsi di nuovo dall'altra parte; il Comune invece di continuare con gli sgomberi dovrebbe rendersi parte attiva nel salvare la casa delle donne e sostenere chi dà quei servizi alla cittadinanza di cui Roma è carente. Chiudiamo - conclude il sindacato - a tutti i nostri iscritti e simpatizzanti di partecipare attivamente per salvare la casa delle donne, già a partire dal mailbombing lanciato oggi e diretto alle istituzioni e a tutte le iniziative a seguire. Riportiamo in calce il testo dell'appello per l'iniziativa di oggi». 

L'appello
Comune, Atac e Tribunale hanno deciso: la Casa delle donne Lucha y Siesta va chiusa tra pochi giorni. La gravissima decisione ci è stata comunicata ieri con una lettera che annuncia l’interruzione delle utenze per il 15 settembre e l’immediato sgombero dello stabile. È così che Comune, Atac e Tribunale vogliono decretare la fine di una delle esperienze socio-culturali più preziose in città, e la soppressione del Centro e della Casa rifugio per donne che vogliono uscire dalla violenza più grande di Roma e della Regione Lazio.
La brutale accelerazione delle procedure di sgombero, nonostante le inconsistenti rassicurazioni dell’ultimo anno, oltre a causare sconcerto e apprensione per il futuro tra chi vive nella struttura (15 donne e 7 bambini), fa supporre che esista già un acquirente.
Da una parte quindi, il Comune di Roma, che fa della violenza sulle donne una vetrina politica, sceglie la precarietà dei bandi e lo svuotamento dell’approccio femminista al contrasto di questo fenomeno senza tutelare la prevenzione, la sostenibilità dei percorsi di fuoriuscita e la cultura che lo alimenta. Dall’altra l’Atac, affogato dai debiti per una storica cattiva gestione, svende il patrimonio a favore dei soliti noti speculatori.

Dobbiamo pertanto mettere in conto che non solo le interlocuzioni avute si sono rivelate, alla prova dei fatti, solo bugie e manipolazioni, ma che questa città allo sbando è in mano a liquidatrici e a tribunali fallimentari. La politica ha abdicato alla sua funzione pubblica per nascondersi dietro procedure giudiziarie e burocratiche, preoccupandosi come sempre degli interessi di pochi piuttosto che del benessere di milioni di persone che ci vivono. Oggi viene presentato il governo della discontinuità ma noi da qui, Roma – Pianeta Terra – non registriamo alcun cambiamento se non ingiustizia, accanimento e la solita incompetenza e incapacità politica. Da Lucha y Siesta non ce ne vogliamo andare, perché è necessaria più dell’aria.

Le donne, attiviste e femministe della Casa delle donne Lucha y Siesta
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