Mondo di mezzo, Brugia ai domiciliari: il fedelissimo di Carminati lascia il carcere

Mondo di mezzo, Brugia ai domiciliari: il fedelissimo di Carminati lascia il carcere
di Michela Allegri
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Martedì 19 Novembre 2019, 09:25

Quasi cinque anni trascorsi in prigione, molti passati in regime di massima sicurezza. E ora, dopo la sentenza della Cassazione che ha escluso l'esistenza di una Mafia Capitale e che ha disposto un appello bis per ricalcolare le pene di molti imputati, compresa la sua, Riccardo Brugia, considerato dagli inquirenti il braccio destro di Massimo Carminati, torna a casa. Non è libero, però, visto che il rischio che delinqua è considerato ancora alto: le esigenze cautelari si sono affievolite ma non sono nulle, anche perché si suppone che la pena, anche se rimodulata, sarà comunque superiore rispetto al tempo che il braccio destro di Carminati ha già trascorso dietro le sbarre. Lì era tornato a settembre 2018, all'indomani della sentenza di secondo grado. Comunque, in attesa della nuova decisione dell'Appello bis, pochi giorni fa Brugia ha lasciato l'Alta sicurezza del carcere di Agrigento ed è rientrato nella sua abitazione di Formello: i giudici hanno accolto un'istanza dei suoi difensori, gli avvocati Giosuè e Ippolita Naso, e ha disposto che fosse trasferito agli arresti domiciliari.

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LE ACCUSE
Per lui i pm, in primo grado, avevano chiesto addirittura una condanna a 25 anni e 9 mesi di reclusione. Era accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata all'estorsione, all'usura, al riciclaggio e alla corruzione. Per i magistrati faceva parte di un gruppo criminale che per anni aveva tenuto sotto scacco la città con «metodo mafioso», usando «la violenza come metodo di intimidazione, per creare assoggettamento e omertà». Secondo la tesi che è stata bocciata dalla Cassazione, il capo dell'associazione era Carminati, mentre Brugia era il punto di riferimento «militare» e Salvatore Buzzi «quello economico».
Nelle scorse settimane, mentre il braccio destro dell'ex Nar lasciava il carcere in attesa del ricalcolo della pena, una schiera di politici e imputati minori faceva il suo ingresso in prigione. Perché il passaggio in giudicato della sentenza, per 9 persone, ha dato immediata esecuzione alla pena detentiva, precludendo ai condannati, così come previsto dalla legge Spazzacorrotti, la possibilità di richiedere e usufruire di misure alternative. E così, il 29 ottobre la Procura Generale presso la Corte d'appello ha emesso l'ordine di carcerazione, tra gli altri, per l'ex dirigente del dipartimento Ambiente, Claudio Turella, per l'ex presidente dell'Assemblea Capitolina Mirko Coratti, per l'ex presidente del Municipio di Ostia, Andrea Tassone, per l'ex consigliere comunale Giordano Tredicine.

DESTINI DIVERSI
Invece, Brugia è tornato a casa. Un destino giudiziario diverso rispetto a quello di un altro imputato eccellente del processo, il ras delle coop Salvatore Buzzi: l'istanza di scarcerazione presentata dai suoi difensori dopo che la Cassazione ha fatto cadere anche nei suoi confronti l'accusa di mafia è stata respinta. E Buzzi è rimasto detenuto nel carcere di Tolmezzo, vicino a Udine. Secondo i magistrati, infatti, potrebbe corrompere di nuovo. Carminati, invece, ha deciso di non proporre nessuna istanza per lasciare il carcere. Ma il suo avvocato, Cesare Placanica, subito dopo la decisione della Cassazione ha chiesto e ottenuto che l'ex Nar lasciasse il regime di isolamento.
 

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