​Carabiniere ucciso a Prati, «il quartiere è cambiato la notte si rischia la vita»

Carabiniere ucciso a Prati, «il quartiere è cambiato la notte si rischia la vita»
di Pier Paolo Filippi
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Sabato 27 Luglio 2019, 03:25

Un uomo arriva in silenzio, in mano ha dei fori e nella tasca una bandiera dell’Italia ripiegata. Con un gesto garbato depone il mazzo vicino alla pozza di sangue ancora ben visibile in strada, poi fissa la bandiera a un palo della luce e sull’attenti fa il saluto militare. Si chiama Alessandro, ed è uno dei tanti avvocati che lavorano nella zona del Palazzo di Giustizia a piazza Cavour. Per lui, come per gli altri residenti del quartiere, quello di ieri non è stato un giorno normale. L’assassinio di Mario Cerciello Rega, il 35 enne vicebrigadiere dei carabinieri ucciso a coltellate in via Pietro Cossa mentre era impegnato in un servizio anti estorsione, per il quartiere segna un punto di non ritorno. «Quando ho saputo la notizia ho pianto per il mio quartiere, per la mia città – racconta commosso - Io sono qui da 21 anni, negli ultimi 5-6 la situazione è precipitata. Gira di tutto, rom che delinquono, extracomunitari irregolari che spacciano, barboni ubriachi che molestano i passanti. Non se ne può più ed è ora che qualcuno intervenga sul serio perché qui siamo arrivati alle mattanze in strada».

LA PAURA
Tra commercianti e residenti c’è paura, ma anche rabbia. Via Cossa si trova nel centro della Capitale, a Prati, zona borghese e vicina ad alcune sedi giudiziarie. Insomma è una strada centrale, che ospita istituzioni, molto frequentata soprattutto dai giovani per alcuni locali della movida ed è anche ben sorvegliata. Eppure, commercianti e residenti non si sentono più sicuri. «A Prati non si vive più, io sto qui da 40 anni e certe cose non si erano mai viste – dice Augusta, che gestisce la storica tintoria del quartiere – Zingari e immigrati mi entrano nel locale, già due volte sono stata derubata del telefono e del portafogli e adesso a ora di pranzo devo chiudere la tintoria. Qui davanti ieri c’era un ragazzo che girava tutto nudo, faceva i bisogni e si masturbava. È diventato uno schifo». Accanto alla tintoria c’è la farmacia. «Non ci sentiamo sicuri, ci sono questi “cristoni” alti due metri che vengono e chiedono l’elemosina anche con fare minaccioso – spiega Ivana, la farmacista – Mi chiedo se questa può essere la normalità». 

Ecco, la normalità. Eppure solo pochi anni fa il quartiere era ben diverso. Marilena, una donna che abita in via Ennio Quirino Visconti, si sfoga: «Prati non era così, era un posto tranquillo e ora siamo arrivati all’assassinio di un carabiniere – dice quasi urlando di rabbia – Siamo circondati da questa gente, stanno ovunque, sempre a pretendere qualcosa, con quell’aria strafottente e minacciosa. Provate ad andare là di mattina – prosegue indicando in direzione piazza della Libertà – e vedrete che “spettacolo”: un dormitorio di sbandati». E se di giorno bisogna difendersi per lo più da molestatori vari, con la notte sale la paura. «Prati è fuori controllo, ho una figlia di 18 anni, ormai va in giro da sola e io vivo nel terrore finché non rientra a casa», racconta Maria Antonietta, una residente di via Valadier. Olga, che abita in via Muzio Clemente, Mario Cerciello Rega lo conosceva. «Sono sconvolta, era un ragazzo gentilissimo e disponibile. Ora nel quartiere davvero c’è da avere paura, il pericolo è arrivato anche nei quartieri del centro». 

LA TENSIONE
Quello che si respira tra residenti e commercianti è un senso di assedio. «Siamo circondati da sbandati – dice Luigi Federico, medico odontoiatra – Molti li vediamo spacciare, altri chiedono soldi dalla mattina alla sera. Qui la notte abbiamo paura a girare per il quartiere: ti possono ammazzare per due euro. Possibile che non si riesca a fare niente?». «Ho paura e ho cominciato a prendere delle precauzioni – spiega invece Benito, un anziano del quartiere – Io ad esempio appena salgo in auto blocco immediatamente le portiere perché spesso mi si infilano in macchina per chiedermi soldi con insistenza, quasi minacciando». C’è anche chi, riconoscendo che il quartiere non è più lo stesso, è stato colto di sorpresa da un fatto tanto grave e ora è sotto choc. «Mi chiedo come sia accaduto, è sconvolgente - sbotta Anna, di via Cola di Rienzo - Negli ultimi anni a Prati la situazione è cambiata ma non avrei mai pensato a una cosa simile». Paura, rabbia, ma la morte del vicebrigadiere dei carabinieri ha suscitato anche dolore. Franco, 48enne avvocato, arriva con i suoi due figli e lascia un fiore: «Voglio che capiscano in che mondo viviamo e che portino rispetto a quanti, come i carabinieri e i poliziotti, ogni giorno rischiano la vita per difendere la nostra sicurezza».
 

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