Roma, cavalli e distanza sociale: l'ippodromo Capannelle riapre le porte

Roma, cavalli e distanza sociale: l'ippodromo Capannelle riapre le porte
di Piero Mei
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Domenica 21 Giugno 2020, 10:20

I cavalli sono in ripartenza, anziché in partenza e basta. Oggi le Capannelle riaprono al pubblico, dopo il lockdown. L'ippodromo è stato ristretto agli addetti ai lavori nell'ultima quindicina, anche per la grande giornata del Parioli e del Regina Elena, le due classiche sul miglio per i purosangue. Ma da oggi, con la riapertura sanificata delle agenzie di scommesse all'interno dell'ippodromo, e con la considerazione non peregrina che si tratta di un parco pubblico (non per niente la proprietà è comunale), chi volesse potrà tornare alle corse e perfino studiare il palinsesto dell'immediato futuro, che proporrà trotto e galoppo in alternanza, come ormai avviene da anni, e grandi premi dell'uno e dell'altro settore, fra i quali, per i purosangue, l'insolito Derby di luglio.

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Del resto anche gli inglesi si sono dovuti adeguare al fermi tutti, questo è un virus, spostando al 4 luglio il padre di tutti i derby, quello di Epsom, che da fine Settecento si è corso senza interruzione la prima settimana di giugno. L'estate, insomma, riporta una tradizione, pure se nei cosiddetti recinti riservati, cioè quello del peso e della presentazione dei purosangue, sarà uno spettacolo insolito vedere i fantini mascherati. Bisognerà anche stare guardinghi per il rispetto del distanziamento sociale in tribuna, il che non sarà particolarmente difficile anche considerata la vastità degli spazi.

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SEGNALE POSITIVO
Comunque è un buon segnale, per la ripresa dell'ippica asfittica in questi ultimi anni e bisognosa di riguadagnare posizioni, e per la ripresa della città che sta pian piano riproponendo ai romani, ed ai turisti quando ricominceranno ad arrivare, i suoi luoghi migliori. Capannelle era fra questi: è lì che le sfide al galoppo si sono tenute fin dal 1881 proponendo, insieme con giornate di ordinaria passione, anche pomeriggi di quelli da non dimenticare e che hanno costituito per decenni un appuntamento da tenere in agenda, e sottolineare, per la Roma della cultura, della mondanità, del popolino che un tempo affollava il recinto del prato magari per vedere da lontano la Regina d'Inghilterra che una volta fece spostare il Derby per renderlo programmato durante una sua visita ufficiale, mezzo secolo fa, o divi di Cinecittà e d'oltreceano, quando Roma era Hollywood sul Tevere. Il tempo si è portato via quei tempi, come del resto s'è portato via tanti luoghi ippici di Roma, i Parioli, Villa Glori, Tor di Quinto, Tordivalle. Ma il cavallo è l'oggetto di una passione radicata, e la Febbre da cavallo un film (e un sentimento) cult che da oggi, con la dovuta circospezione, può riprendere quota. Anche se non è più l'epoca di un giovane Giulio Andreotti che, contrariato per un verdetto dei giudici, partecipò a una sassaiola di cui era bersaglio, in quanto commissario, un uomo, Folchi, che anni dopo lo stesso Andreotti avrebbe nominato ministro. «Come va la vostra bisca?» chiese un giorno il re a un marchese padrone di casa arrivando alle Capannelle il giorno del Derby. «Come il Regio Lotto» fu la risposta del marchese in questione, un Theodoli. Oggi vanno male entrambi, ma magari ripartiranno. They're off dicono gli inglesi. 

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