Tre roghi in 24 ore nel campo nomadi di Castel Romano: torna l'incubo fumi tossici

Tre roghi in 24 ore nel campo nomadi di Castel Romano: torna l'incubo fumi tossici
di di Moira Di Mario
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Mercoledì 23 Ottobre 2019, 10:44
Tornano i roghi nel campo nomadi di Castel Romano ed è di nuovo emergenza fumi tossici. A bruciare, prima nella tarda serata di lunedì, poi ieri mattina e di nuovo ieri pomeriggio, l’interminabile tappeto di rifiuti di ogni tipo a ridosso delle baracche, oltre alle carcasse di auto nel cimitero delle vetture rubate e cannibalizzate, tra la boscaglia della riserva naturale di Decima Malafede e a pochi passi dell’insediamento. I vigili del fuoco di Pomezia sono stati costretti ancora una volta a fare gli straordinari per evitare che le fiamme coinvolgessero i moduli abitativi.
Il fumo nero e l’odore acre questa volta sono stati avvertiti soprattutto all’outlet, al centro commerciale di fronte e a Cinecittà World. «Abbiamo dovuti chiudere le porte dei negozi – racconta la commessa di una nota casa di moda – l’aria era irrespirabile. Oggi (ieri ndr) è pieno di turisti stranieri, in particolare giapponesi e russi, che ci chiedono spiegazioni. Vogliono sapere cosa sta succedendo. Spieghiamo che c’è un incendio nelle vicinanze e che i vigili del fuoco sono già sul posto e si tranquillizzano anche se poco fa un gruppo di statunitensi ha preferito andare via. Questo insediamento dall’altro lato della Pontina sta diventando un grosso problema anche per le vendite. Se agli stranieri possiamo dire di stare tranquilli, i romani scappano appena sentono l’odore di plastica bruciata e vedono il fumo nero».
Preoccupazione era stata espressa anche dagli stessi pompieri che, esasperati dagli interventi quotidiani, solo un mese fa avevano sollecitato il Prefetto a convocare un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali di categoria, la sindaca capitolina Virginia Raggi e i “colleghi” di Pomezia e Ardea per trovare una soluzione. I vigili del fuoco avevano anche ricordato le promesse non mantenute dalla Raggi di chiudere in anticipo il Villaggio della Solidarietà e del Viminale di inviare l’esercito a Castel Romano che avrebbe dovuto monitorare l’insediamento la primavera scorsa e che, invece, non è mai arrivato. Mai prese in considerazione nemmeno la proposta della Cisl di categoria di un presidio fisso vicino all’insediamento che potesse intervenire in tempi brevi, evitando di togliere mezzi e personale al distaccamento di Pomezia.
 
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