L'invasione dei topi non è un complotto

L'invasione dei topi non è un complotto
di Ernesto Menicucci
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Martedì 29 Gennaio 2019, 08:59
Quello dei frigoriferi lasciati per strada era una sorta di complotto, ordito non si sa bene da chi. I danni ai tram o i furti al Servizio Giardini, invece, casi palesi di sabotaggio.
Ma ora, con la presa della rocca capitolina da parte dei topi (meglio ratti), i cinquestelle la buttano in politica. La colpa? Dei boiardi del Campidoglio, quei dirigenti che magari tramano nell'ombra, al riparo delle loro scartoffie burocratiche e che non hanno di meglio da fare, tutto il giorno, che occuparsi di vicende insignificanti come i roditori. Così, se la Ragioneria lancia l'allarme, e la presidente dei Revisori dei conti conferma che il problema-topi esiste, la risposta è a metà tra un'alzata di spalle e un moto di stizza: «La Tiezzi (è lei a guidare l'Oref, ndr)? Pensi ai conti, non ai roditori», la apostrofa Marcello De Vito, detto La sfinge, di solito imperturbabile presidente dell'Assemblea Capitolina. «Cosa fa, il capo dell'ufficio igiene? Parla di topi fantasma», insiste l'altro grillino Daniele Diaco. Perché è chiaro, come sanno tutti, che i topi a Roma non esistono, anche l'assessore all'Ambiente ha detto di non averne mai visto uno. Figuriamoci se possono aver scalato il Campidoglio. E un giorno, magari, sedersi sugli scranni dell'opposizione per incalzare a suon di domande un'assessora, più la Montanari che la Gatta. Visto che i topi, anche quelli del Campidoglio, si sa che ballano quando il felino non c'è.
 
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