L’allarme lanciato dai residenti, riferiscono in Campidoglio, ha costretto l’amministrazione capitolina ad accelerare su un patto per la sicurezza che verrà sottoscritto a breve con l’obiettivo di stanziare fondi da destinare alla video sorveglianza. Intanto, grazie alle disposizioni della Prefettura, si sta pianificando un servizio di presidio e controllo dinamico h24 proprio per contrastare il fenomeno dei «roghi tossici» nei campi nomadi. Polizia locale, Questura, carabinieri e gli uomini della Brigata Sassari di stanza a Roma stanno mettendo a punto un modello di intervento che riesca a fermare l’attività illecita individuando tutti gli ingressi e le aree di stoccaggio illegali. L’idea è quella di sbarrare l’accesso al campo a chi introduce materiale ferroso da bruciare o altri rifiuti. Il dossier è stato preso in mano dal nuovo questore Carmine Esposito, con apposita ordinanza, sulla base di quanto stabilito in seno al Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica. Il servizio straordinario di controllo del territorio sarà operativo al campo nomadi di via di Salone, da martedì 12 marzo fino al 2 aprile, e sarà frutto di un’attività congiunta tra polizia, carabinieri, polizia locale, a supporto dei quali saranno schierati appunto anche i militari dell’Esercito impiegati nell’operazione «Strade sicure». Per ora Raggi è riuscita a ottenere una quarantina di“Dimonios” della Brigata Sassari che saranno ingaggiati per un semestre prorogabile. Ma per capire il dramma che vive la Capitale bisogna capire che l’emergenza sanitaria dei roghi spunta oltre i campi nomadi conosciuti. L’allarme non è confinato in pochi punti della città isolati e circoscritti ai grandi campi rom.
Il fenomeno dei roghi c’è anche negli insediamenti abusivi e spontanei. Ieri i residenti segnalavano fuochi e pericolose colonne di fumo nel viadotto della Magliana. Altri residenti hanno denunciato le ceneri di quei fuochi tossici accesi tutte le notti lungo viale Marconi, e quindi in pieno centro abitato. «Mai vista qui una cosa del genere. Una città fuori controllo!», scrivono preoccupati dei cumuli di cenere. Un altro rogo è stato segnalato venerdì anche fuori dalla fermata della metro B Monti Tiburtini. Poco lontano ci sono due asili nido, un asilo e una scuola elementare. Ma c’è anche un campo rom non censito dove i nomadi portano i frutti delle loro esplorazioni e pellegrinaggi in giro per cassonetti. Rovesciano tutto per strada e poi appiccano il fuoco per recuperare ferro da svendere. Mentre intorno si diffondono nubi tossiche per la salute umana.
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