Roma, bonifiche truffa nei campi rom: tre funzionari e un vigile nei guai

Roma, bonifiche truffa nei campi rom: tre funzionari e un vigile nei guai
di Marco Carta
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Lunedì 25 Febbraio 2019, 09:42 - Ultimo aggiornamento: 17:45
Imprenditori senza scrupoli e funzionari comunali corrotti, tra cui la «Zarina» Emanuela Salvatori. Avevano trasformato la bonifica dei campi rom in un business selvaggio: quasi 260mila euro per fare finta di rimuovere rifiuti e poi passare all'incasso, grazie alla compiacenza del Campidoglio. Un vero e proprio raggiro, emerso fra le maglie dell'inchiesta che nel 2016 aveva svelato il diffuso sistema di tangenti nella gestione dei campi rom, per cui ora in sei, tra cui quattro dipendenti capitolini, rischiano di finire a processo per truffa. E' stato infatti chiesto il rinvio a giudizio per tre ex funzionari del dipartimento promozione dei servizi sociali e della Salute del comune di Roma (oltre alla Salvatori, Vito Fulco e Ivana Bigari, tuttora in servizio) e per il vigile urbano Eliseo de Luca. Nel dicembre 2013 avrebbe dovuto vigilare sulla bonifica del campo rom di via di Salone. Invece «ometteva di segnalare le anomalie - come si legge nelle carte - e le irregolarità commesse nelle esecuzione dei lavori». Affidati senza gara dai tre dirigenti comunali a due imprenditori senza scrupoli. Salvatore Di Maggio, il presidente del consorzio Alberto Bastiani Onlus, e Paola Lucioli, legale rappresentante Ecoservice Srl, a cui Di Maggio avrebbe subappaltato l'opera.

LA RICOSTRUZIONE
Secondo la ricostruzione del pm Laura Condemi il raggiro è chiaro: Di Maggio avrebbe di fatto trasmesso all'amministrazione capitolina «preventivi di spesa relativi a lavori di bonifica completamente diversi da quelli effettuati». Mentre Lucioli, legale di Ecoservice Impianti, la società che materialmente aveva svolto i lavori di rimozione, trasporto e conferimento di rifiuti in discarica, avrebbe falsificato «in tutto e in parte i dati contenuti nei F.I.R. (formulari identificativi dei rifiuti)». Nel mirino degli inquirenti sono soprattutto due affidamenti diretti per lavori «definiti urgenti» di bonifica da eseguirsi presso il villaggio rom di via di Salone, realizzati nel dicembre 2013 e liquidati il 23 maggio del 2014. Un primo bonifico da 161mila euro e un altro da 97mila euro. Tutti saldati a tempi record «pur in assenza delle condizioni e dei requisiti di legge, attestando falsamente la regolarità dei lavori eseguiti». A far emergere il raggiro sarebbe stato il confronto dei formulari della discarica Tecnoservizi Srl, di Monterotondo, dove erano stati conferiti i rifiuti, con quelli consegnati al Campidoglio: degli 11 formulari presentati al Dipartimento negli allegati alle fatture, solo 7 risultavano registrati in discarica, dove sarebbero stati consegnati solo 44mila kg di rifiuti, a fronte dei 75mila kg evidenziati nella documentazione fornita al comune di Roma, parte offesa nel procedimento, insieme alla società Tecnoservizi srl, difesa dall'avvocato Filippo Valle.

LE MAZZETTE
L'inchiesta nasce dall'indagine più ampia che nel giugno 2016 aveva fatto emergere un giro di tangenti proprio all'interno del dipartimento politiche sociali tra la fine del 2013 e il marzo del 2014. Soldi, gioielli, buoni benzina e biglietti per il teatro in cambio di appalti e affidamenti diretti alle coop amiche nella gestione dei campi rom della capitale. Una vicenda per cui la stessa Emanuela Salvatori, ribattezza la Zarina in virtù dei suoi poteri in comune, aveva patteggiato lo scorso luglio una pena di 3 anni e mezzo. 
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