Roma, camion bar: dietrofront M5S, via le norme salva-Tredicine

Roma, camion bar: dietrofront M5S, via le norme salva-Tredicine
di Camilla Mozzetti
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Martedì 25 Giugno 2019, 09:19

Retromarcia avanti tutta: sui camion bar il Movimento 5 Stelle in Regione rivede i piani e alla luce dell’inchiesta de Il Messaggero sulle piaghe di Roma annuncia il passo indietro. Di che parliamo? Degli emendamenti presentati dalla consigliera pentastellata alla Pisana, Francesca De Vito, che nella discussione sul Nuovo Testo Unico del commercio aveva presentato due proposte che sposavano la linea dei mini-torpedoni – ancora imbullonati in molti angoli del centro storico – promuovendone il riconoscimento di «attività tradizionali» e cercando di ripristinare il principio di equivalenza in caso di possibili trasferimenti. «Abbiamo ritirato gli emendamenti», ha spiegato ieri la De Vito, partecipando all’incontro “Roma nonostante tutto” organizzato dall’associazione Roma produttiva che ha raccolto, intorno a un tavolo di discussione sul rilancio della Capitale, imprenditori e rappresentanti delle istituzioni. Tra loro, anche il numero uno degli Industriali, Filippo Tortoriello, che ha auspicato una modifica alla “governance” della Capitale con un maggiore coinvolgimento dei Municipi da parte del Campidoglio. Recupero del “decentramento amministrativo” a parte, la De Vito è stata chiara: «Ci siamo rese conto che le proposte erano inopportune». A discapito dei Tredicine & Co., che sui camion bar dettano legge da oltre 30 anni, avendo 40 delle 69 licenze oggi attive.

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GLI EMENDAMENTI
Gli emendamenti avrebbero aiutato – e molto – la categoria degli ambulanti-paninari laddove avessero trovato sponda nelle opposizioni (la maggioranza in Regione aveva già chiaramente detto che si sarebbe battuta per evitarli). Nel primo emendamento si puntava a sostituire per intero l’articolo 33 (che nella proposta di legge riconosce come attività tradizionali solo gli urtisti) con questo testo: «Rientrano nel comma 2 lettera c le attività di commercio su area pubblica tradizionali da almeno 50 anni quali rivenditori di souvenir, bibite e gelati, caldarroste, libri, frutta fresca, granite svolte continuativamente in modo documentabile dai medesimi soggetti, loro discendenti, eredi o aventi causa». Quindi camion bar come “bene” tradizionale di Roma. Il secondo emendamento mirava, invece, a reintrodurre il principio di equivalenza per lo spostamento dei mini-torpedoni garantendo loro in caso di “traslochi” la stessa zona di lavoro. Di tutto questo non c’è più traccia mentre dal Campidoglio l’assessore al Commercio, Carlo Cafarotti, – anche lui presente ieri all’incontro – confermando lo scenario attuale con 47 torpedoni contrari al decoro ancora da spostare dal Centro, ha annunciato: «Se il I Municipio non riuscisse a trovare delle zone alternative per i furgoni sono pronto a revocare le licenze». Per ora è solo un annuncio. Come tanti se ne sono ascoltati in questi mesi. Cafarotti pensa di appellarsi all’articolo 52 del decreto legislativo 42 del 2004 in cui si legge: «Al fine di assicurare il decoro dei complessi monumentali interessati da flussi turistici particolarmente rilevanti, d’intesa con la Regione e i Comuni, adottano apposite determinazioni volte a vietare gli usi da ritenere non compatibili con le specifiche esigenze di tutela», ambulanti compresi. La domanda è lecita: perché la giunta pensa solo adesso a usare questa norma?

LE ROTAZIONI
Intanto dal I Municipio, l’assessore al Commercio, Tatiana Campioni, fa sapere che «Il territorio è saturo, soprattutto nell’area di San Pietro (zona rossa per il Tavolo del decoro) dove ci sono svariati camion bar» e che non ci sono zone per poter ricollocare circa 600 bancarelle contrarie al codice della strada e al Piano generale del traffico urbano. «Il primo luglio – conclude la Campioni – sposteremo finalmente 12 banchi da viale Trastevere in via Cardinal Merry del Val ma il Comune ci deve ancora dare il via libera, dopo una richiesta inviata addirittura a gennaio, per lo spostamento delle 7 rotazioni di via Ferrari per le quali, da soli, abbiamo trovato l’alternativa in via Tito Speri.
Se in Parlamento il M5S non avesse abolito la Bolkestein avremmo potuto mettere a bando solo i posti considerati compatibili, stralciando via tutto ciò che è contrario alla viabilità e al decoro del Centro». Ma questa storia non si potrà mai raccontare. 

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