Caffè Greco, guerra senza fine: un cavillo rinvia lo sfratto

Caffè Greco, guerra senza fine: un cavillo rinvia lo sfratto
di Stefania Piras
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Martedì 22 Ottobre 2019, 11:10 - Ultimo aggiornamento: 15:20

Avevano preparato fin dalla mattina di ieri microfoni, amplificatori, pianoforte e leggii per una veglia no stop, dal sapore barricadero Salviamo il Caffé Greco. Come se non bastasse, e in barba all'ufficiale giudiziario che avrebbe dovuto apporre i sigilli stamattina, avevano pure organizzato una lunga maratona, oggi compreso dalle 14 alle 20, dal titolo La testimonianza. Peccato che grazie a un'istanza urgente al tribunale depositata ieri mattina, i gestori dell'Antico Caffé Greco di via Condotti 86, si erano già assicurati l'ennesimo rinvio dello sfratto che, dunque, non sarà stamattina, bensì l'8 gennaio. Insomma, il contratto d'affitto è scaduto da due anni ma all'interno dello storico bar dove sono passati Giorgio De Chirico, Renato Guttuso, Ennio Flaiano, Aldo Palazzeschi, Vitaliano Brancati, Orson Welles, Sandro Penna e Lea Padovani si può tranquillamente continuare a fare caffé, maratone, campagne e un'estenuante battaglia legale contro lo sfratto esecutivo deciso da un giudice.

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IL D-DAY
Oggi doveva essere il D-day, quello più temuto dai gestori del Caffé Greco e quello più atteso dalla proprietà del Caffé Greco, ovvero l'Ospedale Israelitico. Era il giorno dello sfratto. Era perché è tutto rinviato, per l'ennesima volta, all'8 gennaio. Niente sigilli e chiusura. Per ora. Che è successo? Ieri mattina i legali dei gestori hanno depositato un'istanza in cui sostengono di non aver incassato le diciotto mensilità che la proprietà, nel momento in cui si separa dall'inquilino di un locale commerciale, deve versare come indennità per la perdita dell'avviamento del locale. Stiamo parlando un bistrot storico, avviato nel 1760 che conserva almeno 400 pezzi tra quadri, sculture, arredi e foto d'epoca vincolati dal 1953. E che ha visto diverse gestioni (la famiglia Gubinelli per citarne una, che ha ancora i ritratti appesi ai muri). L'Ospedale Israelitico sostiene di aver versato l'importo sei mesi fa: si tratta di 306 mila euro. I vertici dell'Ospedale ribadiscono di essere in possesso degli estremi degli assegni, delle matrici e del numero di conto corrente del tribunale, intestato alla procedura, su cui hanno versato. I gestori invece, ieri, hanno detto al giudice che quei soldi non si sono mai visti. E incassarli, da un certo punto di vista, vorrebbe anche dire accettare di essere sfrattati. Comunque, il braccio di ferro a colpi di carte bollate va avanti.
Ma l'ufficiale giudiziario stamattina non verrà. E nonostante questo il locale aprirà due ore prima del solito e quindi si affollerà tra cappuccini e brioches di chi cercherà di resistere a uno sfratto che non ci sarà perché semplicemente rinviato.

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Tutto questo succede mentre la proprietà assicura di avere almeno cinque offerte di grandi player internazionali pronti a entrare. Tra questi circolano i nomi di Moncler e Dior. Il passaggio di gestione comporterebbe una chiusura temporanea. Ma i gestori fanno muro e incassano questa piccola vittoria che è meglio di quanto speravano fino a ieri mattina quando incrociavano le dita per arrivare almeno al 14 novembre, giorno in cui i giudici amministrativi si dovranno esprimere per la seconda volta su una richiesta di sospensiva. Nel frattempo, mood barricate. «Il 22 ottobre apriremo regolarmente come tutti i giorni da 260 anni a questa parte», aveva già detto pochi giorni fa Flavia Iozzi, da 20 anni proprietaria dello storico bar romano e moglie dell'amministratore delegato Carlo Pellegrini. «C'è stata una causa di primo grado - ha detto Iozzi - in cui il giudice ha ritenuto di interpretare il vincolo a modo suo, senza aspettare nemmeno il tempo per l'appello, previsto per il 14 novembre prossimo». Finora i gestori pagavano circa 17 mila euro al mese. Le perizie, alcune internazionali, che ha in mano l'Ospedale Israelitico parlano però di un valore ben più alto che parte da un milione e mezzo di euro di affitto annuale.

GLI ARREDI
I sindacati intanto per tutelare i trentasei lavoratori che dipendono dalla società Caffé Greco, i gestori che hanno registrato il marchio dell'attività e di alcuni cimeli su cui è apposto il vincolo storico artistico, hanno ottenuto per domani un incontro con l'Ospedale Israelitico che ha aperto all'ipotesi di riassorbire l'attuale personale. L'ospedale in una nota sostiene di non aver avuto mai un'offerta congrua dagli attuali gestori e ha assicurato che «i beni all'interno dell'immobile, e in particolare gli arredi di pregio, continueranno a essere tutelati, in linea con i principi che hanno finora guidato la tutela dei valori culturali del locale storico. I ricavi derivanti dall'affitto dei locali sono sempre stati e saranno impiegati dall'ospedale Israelitico di Roma nell'assistenza ai malati e per migliorare i servizi sanitari a beneficio di tutti i cittadini». 

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