Bonus spesa, 10mila in attesa a Roma: boom di domande in periferia

Bonus spesa, 10mila in attesa a Roma: boom di domande in periferia
di Francesco Pacifico e Stefania Piras
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Lunedì 22 Giugno 2020, 08:06

Una famiglia su sei è rimasta a mani vuote. Le domande in Comune sono state presentate entro il 16 aprile, ma a due mesi di distanza quasi 10mila richiedenti non hanno ancora ricevuto il buono spesa. Cioè il bonus fino a 500 euro, finanziato con 22 milioni da governo e Regione. Un aiuto per comprare alimentari e farmaci a chi, con l'emergenza Covid, si è visto azzerare il proprio reddito. Risultato? Il Campidoglio ha autorizzato quasi 67mila pratiche - la metà a Roma Est, 9.992 solo nel VI Municipio - rispetto alle 100mila raccolte e scremate in prima istanza dalle ex circoscrizioni. Ma a oggi si sono perse le tracce di quasi il 20 per cento dei buoni, attesi dai bisognosi.

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IL GIALLO DELLE CONSEGNE
Un migliaio di ticket sarebbero rimasti nelle mani dei vigili urbani, che non sono riusciti a rintracciare i beneficiari. Gli altri invece sono in giacenza alle Poste, in attesa che qualcuno li ritiri. Secondo Roma Capitale il disguido è tecnico: indirizzi o numeri telefonici indicati dai beneficiari per la consegna o per avvertirli dell'ok alla loro richiesta. Di diversa opinione le opposizioni in Campidoglio e il no profit. «La verità - dice Pietro Vicari dell'associazione Nonna Roma al Quarticciolo - è che il Campidoglio ha creato aspettative enormi nelle famiglie, senza dare seguito: bisognava dire solo che le risorse non erano infinite. Io conosco 80 nuclei ai quali non è arrivato nulla».
Come detto, guardando al numero di erogazioni effettuate, la metà dei ticket è stata distribuita nella zona Est della città, quella storicamente più povera: 9.992 nel VI Municipio tra Tor Bella Monaca e Tor Sapienza, 8.790 nel V tra il Prenestina e Centocelle, 6.964 nel VII tra Cinecittà e San Giovanni, 3.179 nel IV (al Tiburtino), 1.626 nell'VIII (Appio Latino). Da questo quadrante sono arrivate ai minisindaci quasi 90mila mail per ottenere l'aiuto. Nelle aree più centrali (I e II Municipio) quasi 5mila famiglie hanno ottenuto i buoni, oltre 3mila al III. Numeri alti anche in zone con un reddito procapite medio alto: 2.650 al IX (che comprende l'Eur) e 2.918 al XII (Monteverde). Quasi 9mila tra Ostia e Acilia. A Nord della Capitale, 4300 pratiche approvate all'XI, 2.894 al XIII, 3.985 al XIV e 3828 al XV Municipio. Germana Paoletti, assessore al sociale del X, registra che «su 12mila mail ricevute, 5mila erano di persone a reddito zero». Secondo Paolo D'Eugenio, vicepresidente del XII, «molti di quelli che hanno presentato la domanda, ora sono tornati a lavoro». Dal più abbiente II municipio l'assessore Carla Fermariello denuncia «nuovi poveri: gente che prima lavorava e poi all'improvviso ha smesso».
Il dossier buoni spesa ha messo a dura prova i rapporti tra Roma Capitale e i Municipi. Da Palazzo Senatorio, che ha presentato il bando con le regole per il benefit soltanto il 30 marzo, lamentano che le ex circoscrizioni li hanno inondati di domande, senza fare un'adeguata scrematura. «Dal IV - racconta un funzionario - ci hanno inviato 2.500 pratiche che erano doppioni». Accuse respinte dai minisindaci, infuriati anche perché non è stato comunicato loro numero (con i nominativi) delle pratiche respinte. Critica la grillina Monica Lozzi, presidente del VII: «Mi arrivano ogni giorno 3 o 4 tra mail e telefonate di cittadini che non hanno ricevuto i buoni. È grave che il Comune non ci segnali chi sono, perché conoscendoli, potremmo aiutarli con altri strumenti». Dal VI Roberto Romanella ricorda, con amarezza, che «nei giorni dell'emergenza gli uffici hanno svolto un lavoro immenso per dare una risposta a tutti. Non ci siamo fermati un attimo, ora vorremmo capire che cosa è andato storto». Non meno duro Amedeo Ciaccheri, alla guida dell'VIII: «Avevamo chiesto un coordinamento al Campidoglio, ma ce l'hanno rifiutato. Con Roma Capitale è stata una tragedia: hanno messo su un meccanismo schizofrenico». Anche Emiliano Monteverde, assessore al Sociale del I, lamenta scarsa comunicazione: «Le domande processate da noi avevano i requisiti». Telefonate roventi le ha ricevute anche al XV Stefano Simonelli: «L'ultima è del 28 maggio: a oggi non sappiamo dirgli che ne è dei suoi buoni spesa». Al XIII Giuseppina Castagnetta racconta che, «visti i tempi stretti, ho messo tutti i dipendenti a lavorare sul dossier». Dario D'Innocenti (IX) e Mario Torelli (XI) dicono di «aver chiamato a casa tutti quelli che avevano sbagliato i moduli». Alfredo Compagna (XIV) non nasconde «la difficoltà a lavorare autocertificazioni che, siccome scritte a mano, spesso erano illeggibili».

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