Roma, bomba nell'auto del consigliere Marco Doria, la Procura: «Tentato omicidio»

Bomba nella Smart del consigliere Marco Doria, la Procura: «Tentato omicidio»
di Adelaide Pierucci
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Sabato 19 Giugno 2021, 10:40

Ora si indaga per tentato omicidio. L'ordigno che è stato piazzato mercoledì pomeriggio, in zona Prati, nell'auto di Marco Andrea Doria, il presidente del Tavolo per la riqualificazione dei parchi e delle ville storiche di Roma Capitale, avrebbe potuto anche ferire gravemente, addirittura uccidere. La piccola bomba artigianale, secondo una prima informativa arrivata in Procura, non sarebbe stata una simulazione e nemmeno un messaggio esplicito per incutere paura. Ma aveva davvero delle potenzialità esplosive che solo per caso non si sono innescate: la miccia si è spenta. Elementi che hanno spinto il sostituto procuratore Antonia Giammaria ad aggiungere una nuova ipotesi di reato nel fascicolo già aperto per le minacce subite da Doria nel corso degli anni.

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La tutela


A compiere il primo passo, intanto, sarà la Prefettura di Roma.

Per Doria, bersagliato da un paio di anni da minacce e intimidazioni, sarà innalzato il livello di protezione. Intanto il consulente (a titolo gratuito) del Campidoglio ha deciso di non esporsi troppo ed ha ritirato la candidatura a presidente del Municipio XV. «Sono sotto stress e con una situazione del genere non si va avanti», ha spiegato riferendosi anche ad altri atti intimidatori subiti. Mercoledì era stato lui a lanciare l'allarme dopo essere salito sulla sua Smart For Four parcheggiata in via Tito Speri, non lontano dallo studio di un amico. «All'ordigno non erano attaccati cavi elettrici - ha specificato - ma una miccia parzialmente bruciata». Chi l'aveva posizionato l'aveva anche acceso proprio per provocare l'esplosione. «L'esperto della polizia intervenuto - ha detto Doria - mi ha spiegato che l'utilizzo della miccia rispetto ai cavi elettrici, è anche più pericoloso perché apparenza potrebbe sembrare spenta ma il fuoco continuerebbe a scorrere all'interno arrivando alla povere da sparo». Il materiale esplodente era contenuto in una bomboletta spray con all'interno anche chiodi e bulloni, posizionata sotto al motorino del tergicristallo, quindi nella parte esterna dell'auto, che non è stata forzata. «L'artificiere mi ha detto anche che se la miccia non si fosse spenta e la bomba fosse esplosa avrebbe fatto un disastro all'interno dell'abitacolo ma anche al di fuori», ha concluso Marco Andrea Doria.

 

I presunti colpevoli

L'unico particolare che non specifica riguarda chi possa essere stato, anche se lascia intuire di saperlo: «Ho fornito tutti gli elementi e le prove alla Procura che sta indagando». Doria ritiene che tutto sia riconducibile alla sua attività di responsabile per il Comune di Roma dei parchi e delle ville storiche della Capitale. «Cose del genere non mi sono mai capitate prima di questo incarico che da 4 anni svolgo a titolo gratuito scoprendo del marcio dovunque mi sia girato». Già da tempo sotto vigilanza, come obiettivo sensibile, e a novembre avrebbe subìto un tentativo di intossicazione con acqua «alla candeggina» nel suo ufficio. Doria, ex cognato di Matteo Calvio l'ex Spezzapollici dell'inchiesta Mondo di Mezzo, ha fatto riferimento anche a una denuncia presentata alla Procura a proposito di un bene come Il Messaggero aveva riportato ieri che, a suo dire, sarebbe stato confiscato proprio alle Coop di Salvatore Buzzi&Co e, sempre secondo le sue dichiarazioni, riassegnato a un'altra cooperativa che ha l'interdizione Antimafia: «Si tratta di un immobile nel parco degli Acquedotti - aveva specificato - e da allora c'è stata l'escalation di intimidazioni». Al riguardo, Buzzi, l'ex imprenditore delle coop, ha chiesto una rettifica specificando «di non avere mai avuto nella disponibilità beni immobili ricadenti nel Parco degli Acquedotti, nè tantomeno rapporti col principe Doria, che per le sue affermazioni diffamatorie risponderà nelle sedi opportune. La cooperativa 29 Giugno con le sue partecipate è stata sequestrata a dicembre 2014 e affidata ad amministratori giudiziari», ha inoltre chiarito Buzzi.

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