Nel capo d’imputazione si legge che il vigile Giancristofaro «violando gli obblighi di segretezza e di fedeltà del proprio ufficio» e abusando delle informazioni di cui era a conoscenza in qualità di vigile in servizio al I gruppo, avrebbe rivelato a Loreti i giorni e gli orari in cui ci sarebbero stati i controlli nei diversi locali del Centro di cui era titolare. In particolare in quelli di Campo de Fiori: i ristoranti “Virgilio”, “Il cozzaro nero” e “Sloppy Sam’s”. In questo modo, sottolineano i pm, il gestore sarebbe riuscito a «eliminare le irregolarità sussistenti, tra cui l’occupazione abusiva di suolo pubblico, o di dotarsi tempestivamente dei certificati richiesti dalla legge», come le autorizzazioni sanitarie e i documenti di regolarizzazione dei dipendenti. In cambio, il vigile avrebbe avuto «la possibilità di consumare ripetutamente pasti presso i locali». Una condotta andata avanti per due anni: dal gennaio 2014 al maggio 2016.
Il casco bianco - assistito dall’avvocato Laura Bacchini - avrebbe anche cercato di agevolare il figlio Mattia, che lavorava in un’agenzia di pratiche, rivelandogli inchieste e controlli che riguardavano alcuni suoi clienti. Lo avrebbe avvisato, per esempio, che in un laboratorio di gastronomia di Trastevere erano state riscontrate violazioni. Ad Anna Maria La Rocca, che gestiva un ristorante in vicolo del Buco, avrebbe spifferato delle «notizie d’ufficio che dovevano rimanere segrete» e che riguardavo alcuni controlli dei Nas e della Asl, consigliandole anche come coprire l’esistenza di alcuni abusi edilizi in attesa della sanatoria.
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