Blitz nei locali, il vigile avvisava i titolari: le informazioni in cambio di cene

Blitz nei locali, il vigile avvisava i titolari
di Michela Allegri
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Sabato 18 Maggio 2019, 12:54
Informazioni riservate in cambio di pasti gratis e di consulenze date a suo figlio. Un vigile del I gruppo Trevi ora rischia di finire sotto processo per avere spifferato sottobanco ai ristoratori del centro storico le date dei controlli amministrativi che sarebbero stati effettuati dai suoi colleghi. E così, i titolari di locali tra Campo de Fiori e Trastevere, sapendo in anticipo quando la municipale avrebbe bussato alla loro porta per verifiche a sorpresa, sarebbero riusciti a insabbiare tutte le anomalie. Avrebbero nascosto i tavolini “selvaggi” e i dehors abusivi che normalmente intralciavano piazze e marciapiedi, e avrebbero anche risolto irregolarità sanitarie prima dell’intervento dei Nas e della Asl. Un giro illecito che il pizzardone infedele aveva messo in piedi con uno scopo ben preciso: favorire il figlio, che lavorava in un’agenzia di pratiche e che, grazie alle notizie in anteprima, era riuscito a guadagnarsi la fiducia dei gestori dei locali che lo avevano ingaggiato come consulente. Ora, a rischio processo ci sono il vigile Antonio Giancristofaro, suo figlio Mattia, i ristoratori Leonardo Loreti - già sotto processo per truffa e bancarotta - e Anna Maria La Rocca. I pm Alberto Pioletti e Francesco Minisci hanno già notificato a tutti quanti un avviso di conclusione delle indagini e nelle prossime settimane visteranno la richiesta di rinvio a giudizio. Sono accusati di rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio.
 
Nel capo d’imputazione si legge che il vigile Giancristofaro «violando gli obblighi di segretezza e di fedeltà del proprio ufficio» e abusando delle informazioni di cui era a conoscenza in qualità di vigile in servizio al I gruppo, avrebbe rivelato a Loreti i giorni e gli orari in cui ci sarebbero stati i controlli nei diversi locali del Centro di cui era titolare. In particolare in quelli di Campo de Fiori: i ristoranti “Virgilio”, “Il cozzaro nero” e “Sloppy Sam’s”. In questo modo, sottolineano i pm, il gestore sarebbe riuscito a «eliminare le irregolarità sussistenti, tra cui l’occupazione abusiva di suolo pubblico, o di dotarsi tempestivamente dei certificati richiesti dalla legge», come le autorizzazioni sanitarie e i documenti di regolarizzazione dei dipendenti. In cambio, il vigile avrebbe avuto «la possibilità di consumare ripetutamente pasti presso i locali». Una condotta andata avanti per due anni: dal gennaio 2014 al maggio 2016.
 
Il casco bianco - assistito dall’avvocato Laura Bacchini - avrebbe anche cercato di agevolare il figlio Mattia, che lavorava in un’agenzia di pratiche, rivelandogli inchieste e controlli che riguardavano alcuni suoi clienti. Lo avrebbe avvisato, per esempio, che in un laboratorio di gastronomia di Trastevere erano state riscontrate violazioni. Ad Anna Maria La Rocca, che gestiva un ristorante in vicolo del Buco, avrebbe spifferato delle «notizie d’ufficio che dovevano rimanere segrete» e che riguardavo alcuni controlli dei Nas e della Asl, consigliandole anche come coprire l’esistenza di alcuni abusi edilizi in attesa della sanatoria.
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