Roma, Bello Figo canta nel centro sociale: rumori e proteste. «A rimetterci siamo noi cittadini»

Il rapper partecipa alla serata, con ingresso a pagamento organizzata nella struttura occupata. L’ira dei residenti

Casal Bruciato, protesta per il live di Bello Figo: «A rimetterci siamo noi cittadini»
di Marco Pasqua
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Giovedì 9 Dicembre 2021, 07:36 - Ultimo aggiornamento: 10 Dicembre, 08:46

Casal Bruciato trema. Tremano i vetri delle finestre nelle case dei residenti che vivono a ridosso del centro sociale Intifada, trasformato, ormai da anni, in una discoteca abusiva. In alcuni casi, tremano anche i muri, tanto è forte la musica sparata dalle casse di questa struttura, che vive nell'illegalità, tollerata anche dalle forze dell'ordine - visto che le chiamate dei residenti al 112 non hanno mai sortito alcun effetto concreto.
Un martedì incandescente, quello organizzato in via di Casal Bruciato, dove è stato ospitato il controverso rapper Bello Figo, al centro di numerose polemiche per i suoi brani. Ingresso a 12 euro. Ci sono anche i giovanissimi del liceo Visconti, per un djset da tutto esaurito.

Già ieri pomeriggio, sui canali social, venivano pubblicate stories che annunciavano il sold out.

Incassi di tutto rispetto, per un'attività che non rilascia scontrini o ricevute fiscali. «Ho chiamato il 112 racconta uno dei residenti che, da anni, presenta esposti per denunciare l'illegalità di questo centro sociale ma mi hanno detto che una pattuglia non avrebbe potuto fare niente. E' sempre la stessa storia: a rimetterci siamo noi cittadini». I video pubblicati sui social sono eloquenti: assembramenti senza mascherina, il palco assediato. E poi ci sono i fiumi di alcolici, venduti fino alle due di notte.

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Il centro sociale Intifada ha origine negli Anni Ottanta, quando un gruppo di ragazzi occupò un locale in via Mozart, 74 al Tiburtino. Tra uno sgombero e l'altro, lì si incontravano gli esponenti della comunità palestinese romana. I suoi aderenti sono stati tra i più acerrimi nemici della campagna andreottiana di repressione dei centri sociali e di quella craxiana contro la droga. A metà degli anni Novanta nel marzo del 1994 nasce l'attuale centro, nei locali della scuola Ex Pio XII. Parallelamente viene fondata anche la cooperativa sociale La Cacciarella, dove, ricordano fonti investigative, venne recapitato il documento di rivendicazione dell'omicidio di Massimo d'Antona. Molto forti le sinergie con i più grandi centri sociali della capitale, anche se, negli ultimi anni, è prevalsa la parte ludica: la discoteca, infatti, permette agli occupanti di mettere le mani su introiti di tutto rispetto. «Molti residenti hanno paura a denunciare», spiegano dei cittadini. «Ogni tanto hanno bucato le gomme delle auto, per dispetto», aggiungono altri.

RICHIESTE DI CHIUSURA

In passato, Fratelli d'Italia, aveva protestato per i rumori molesti, che i residenti erano costretti a sopportare e, in più di una occasione, aveva chiesto lo sgombero di questo centro sociale.

 

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