Barberini, apertura a metà a febbraio, per Baldo degli Ubaldi ancora due mesi

Barberini, apertura a metà a febbraio, per Baldo degli Ubaldi ancora due mesi
di Laura Bogliolo
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Mercoledì 18 Dicembre 2019, 13:16 - Ultimo aggiornamento: 15:36
Slitterebbe a febbraio l'apertura solo in uscita della stazione Barberini chiusa da 270 giorni. Stessi tempi anche per la fermata Baldo degli Ubaldi, mentre Atac annuncia lo stop di Cornelia dal 30 dicembre.
L'ennesimo ritardo su Barberini sarebbe causato dalle lavorazioni con soli pezzi originali a cui devono seguire valutazioni tecniche dei responsabili della sicurezza. Intanto ventimila romani saranno senza più metropolitana ogni giorno. L'ultima «bomba» della gestione Atac è deflagrata all'Aurelio, già scossa dalla chiusura della stazione metro Baldo degli Ubaldi chiusa dal 18 ottobre per la «revisione ventennale degli impianti di traslazione». Con la stessa motivazione Atac ha annunciato lo stop della vicina fermata, quella di Cornelia. Da Valle Aurelia a Battistini, quindi ci sarà il vuoto. Per Danilo Amelina, presidente del comitato di quartiere Aurelio Roma XIII, «è l'ennesimo gesto di incapacità gestionale di questa amministrazione». «Pensiamo a manifestazioni, proteste, ci organizzeremo» dice Amelina. Molti residenti vogliono unirsi alle proteste per la chiusura di Baldo degli Ubaldi guidata tra gli altri da Roberto Maresca, che ha un bar proprio davanti la fermata di via Baldo degli Ubaldi: «Abbiamo già perso il 60% degli incassi, con la chiusura di Cornelia sarà il disastro, i passeggeri si affolleranno tutti sui bus della linea 490». Il 12 dicembre Maresca ha ricevuto una lettera di risposta dall'Assessorato alla Mobilità del Comune di cui Il Messaggero è entrato in possesso e nella quale Atac parla della «conclusione dei lavori a Baldo degli Ubaldi entro due mesi dalla ricezione della missiva». «A febbraio quindi - aggiunge Maresca - rumors dicono che potrebbe riaprire il 29 dicembre, ma sono solo voci: sappiamo che sono partiti i collaudi, ma quanto dureranno? Noi siamo pronti a legarci sotto la metro, non ci arrendiamo: dobbiamo mantenere le nostre famiglie». 
 
 
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