«E li vediamo aumentare. Forse perché la domenica mattina ad Anagnina ci sono gli arrivi e le partenze dei romeni, la fanno da padroni. Col tempo questo posto è diventato un motel di sbandati».
ANAGRAFE
Era un po' il fiore all'occhiello della città, con le sue carte d'identità elettroniche rilasciate oltre venti anni fa, le sperimentazioni, i servizi all'istante, il teatro, la sede immersa nel verde di villa Lazzaroni. Poi la fusione tra Municipi nel 2013, lo spostamento della sede istituzionale a Cinecittà, il lento declino della Villa e di pari passo lo svuotamento degli uffici hanno cambiato il baricentro del Municipio.
«Sicuramente la fusione ha danneggiato gli abitanti dell'ex IX municipio - spiega Maurizio Battisti, che riunisce i comitati territoriali del VII Municipio - il baricentro politico si è spostato nell'ex Decimo. Se c'è stato sicuramente per tutti un livellamento verso il basso, la periferia è rimasta periferia, mentre la parte più centrale è andata in sofferenza. Sicuramente il livello di pulizia e decoro a cui erano abituati è sceso». Ma se questo è un problema abbastanza comune a Roma, sono i servizi a cominciare dall'anagrafico ad aver cominciato a inciampare tra scarso personale non sostituito e servizi sempre meno puntuali di un tempo. Così si è sparsa la voce che la sede dell'Appio è destinata a chiudere completamente, cosa che la presidente Monica Lozzi smentisce categoricamente. «A Villa Lazzaroni nella sede di via Fortifiocca sono aperti tutti i servizi al pubblico, a Cinecittà ci sono gli uffici». E comunque la doppia sede ha creato disagi ai residenti dell'Appio, abituati a un rapporto di fiducia allo sportello. Ora tra appuntamenti a sei mesi, sportelli informatizzati e pagamenti solo con bancomat, tira una strana aria. Anche i pochi impiegati presenti sembrano in difficoltà, tanta formalità non va a genio neanche a loro, se possono tornano al passato, fanno il giro del bancone e aiutano a compilare il modulo.
ERBACCE
Immobili. E già è una buona notizia. Lo stato di abbandono delle Mura Latine è segnalato spesso dal Comitato dei residenti, di manutenzione non v’è traccia, il torrione dove erano comparse le crepe in seguito al terremoto del 2016 è stato solo ingabbiato, La recinzione impedisce di avvicinarsi alle mura, l’erba alta è rifugio di bisce. «La nostra convenzione non è stata rinnovata, volevano farci pagare l’assicurazione». Il Comitato Parco delle Mura Latine si occupava di 8mila metri. Ora è tutto abbandonato. Ogni tanto si organizzano iniziative spot ma l’entusiasmo è spento. «Sono sotto gli occhi di tutti le Mura stanno subendo un deterioramento. È stata solo messa in sicurezza la torre con lo stemma di Urbano VIII, ma specie il tratto che va da Porta Latina a Porta San Sebastiano è una giungla, un recinto di serpi, con erba a dismisura e capperi che continuano a crescere rischiando di crepare le mura antiche». Spiega Annabella D’Elia appassionata presidente del comitato: «Il pezzetto che va da Porta Metronia a Porta Latina ha bisogno di grande manutenzione: erba alta, panchine rovinate, andrebbe riqualificato veramente. Noi proveremo a piantare alberi, lavorando con la Sapienza per lanciare un progetto e far capire che non sono un bivacco per senza fissa dimora o un parcheggio per pullman. Sono una infrastruttura viva, che vogliamo venga riqualificata. Abbiamo chiesto alla Regione di partecipare, crediamo nella nuova Soprintendenza capitolina a cui abbiamo chiesto un incontro. Preoccupano anche le piante specie quelle in alto andrebbero sfoltite, bisogna capire come stanno ma è tutto abbandonato, c’è bisogno di manutenzione. Lo stesso camminamento è off limits: volevamo aprirlo per l’Appia day ma la Soprintendenza ci ha risposto che non se ne parlava: troppo non pericoloso...».
R.Tro.
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