​Bar in zona gialla, per i locali spazi extra a Roma: ​«Sì al bancone fuori»

Riaperture, per i bar spazi extra: «Sì al bancone fuori»
di Lorenzo De Cicco
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Giovedì 6 Maggio 2021, 00:26 - Ultimo aggiornamento: 7 Maggio, 09:36

La delibera del Campidoglio è pronta, con una nuova carrellata di deroghe che permetterà ai locali senza spazi esterni di lavorare all’aperto, senza limitarsi al solo asporto, molto poco redditizio. Il pacchetto di aiuti che sarà votato domani dalla giunta Raggi è rivolto soprattutto ai bar: il 40% dei locali, con le regole attuali, già ammorbidite causa pandemia, non ha a disposizione aree adeguate per piazzare dehors e tavolini davanti alle vetrine senza infrangere il codice della strada, col rischio di una multa salata dei vigili urbani.

Ecco allora la mossa del Comune, ideata dall’assessore al Commercio, Andrea Coia: ai bar sarà concesso di trasferire il bancone all’esterno, in modo da poter garantire ai clienti la consumazione, senza essere vincolati agli ordini «a portar via».

Altra novità: chi non ha abbastanza metri quadri fuori per sistemare i tavoli, potrà ottenere una mini-concessione in deroga solo per sgabelli e sedie, in modo da consentire comunque agli avventori di sostare sul posto per cappuccino, cornetto o spritz.

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LE ZONE PEDONALI

La bozza del provvedimento è già stata spedita ai dipartimenti Commercio e Mobilità di Palazzo Senatorio, entro stasera dovrebbero arrivare tutti i pareri, sulla scorta dei quali domani la giunta grillina approverà la delibera. Non è ancora chiaro se nella manovra saranno inserite le isole pedonali «a tempo», un altro tentativo di allargare gli spazi per trattorie e caffè. Dieci giorni fa le organizzazioni dei commercianti hanno spedito al Comune un elenco di strade che potrebbero essere chiuse al traffico senza ripercussioni pesanti sulla viabilità.

L’amministrazione ha preso tempo, anche perché all’interno della giunta si fronteggiano due visioni diverse: da una parte Coia, titolare dello Sviluppo economico, favorevole a interdire le strade in modo ragionato, magari solo in due fasce orarie, a pranzo (13-15) e a cena (20-22). Dall’altro, l’assessore alla Mobilità, Pietro Calabrese, più interessato alla tenuta del traffico, già solitamente caotico. In una riunione con gli esercenti, Calabrese ha ipotizzato una chiusura parziale di alcune vie. Non più isole pedonali a tutto tondo, ma metà strada occupata dai dehors, l’altra metà no. Con un «senso unico alternato» per assicurare comunque il passaggio di macchine e motorini. Si vedrà.

Certo è che con l’ultimo dpcm, che permette di sedersi al tavolo solo all’aperto, quasi la metà di bar e ristoranti è tagliata fuori dalle riaperture. Secondo i dati della Confesercenti, 3.500 ristoranti su 8mila non sono riusciti ad attrezzarsi con i tavolini fuori per problemi logistici. Tra i bar, 4mila su 10mila sono rimasti all’asporto, sempre per mancanza di superfici adeguate. A complicare le cose c’è una burocrazia macchinosa, il rimpallo da un ufficio all’altro, un pantano da cui emergono mille impacci e controsensi.

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Per esempio: la giunta comunale ha approvato da quasi due mesi una delibera che consente ai locali di sfruttare i parcheggi della grande viabilità (fino a oggi le pedane sono state montate solo nelle vie secondarie). Fatta la delibera, ecco la renitenza dei tecnici: il dipartimento Mobilità, come nulla fosse, continua a spedire pareri negativi agli esercenti che chiedono di allargarsi. Gli uffici sostengono che il Codice della strada vieti un ampliamento sulle grandi carreggiate. Coia ribatte: «Non c’è scritto da nessuna parte». Nel mezzo, resta lo spaesamento dei gestori già piegati da un anno di chiusure e incassi magri. «Speriamo che ci facciano aprire il prima possibile anche al chiuso - incalza Claudio Pica, battagliero leader della Fiepet Confesercenti - andare avanti così è dura».
 

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