Via Tiburtina, suicida nel suo bar: per colpa della crisi non riusciva ad aprire

Via Tiburtina, suicida nel suo bar: per colpa della crisi non riusciva ad aprire
di Camilla Mozzetti
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Sabato 8 Maggio 2021, 06:31 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 05:38

Era preoccupato perché da settimane stava rinviando l'apertura del bar che aveva deciso di rilevare sulla via Tiburtina. Notti insonni passate seduto a un tavolo con una calcolatrice e un foglio di carta per cercare di far quadrare i conti. Che però non tornavano mai. E poi l'estremo gesto di disperazione. Così hanno ricostruito i suoi migliori amici che lo hanno preso per le gambe, quando lo hanno trovato con una corda stretta al collo nel sottoscala del locale ancora chiuso al pubblico. Un disperato tentativo di farlo tornare a respirare ma ormai A. B., classe 1968, era morto probabilmente da diverse ore.

 

Si consuma così, alla periferia est di Roma, una tragedia personale che in poco diventa un dramma collettivo e rimbalza di social in social su profili e pagine legate alla categoria di titolari e proprietari di bar e ristoranti in affanno per la crisi indotta dalla pandemia.

La polizia però non ha chiuso il caso: sta continuando a indagare per ricostruire le ragioni ed escludere che il suicida (incensurato) fosse finito nelle maglie, ad esempio, di un giro di usurai.

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La ricostruzione

Il dramma si è consumato ieri mattina poco dopo le 12.20 nel locale Caffè Di Giacomo. Gli amici del nuovo titolare chiamano l'uomo svariate volte al telefono senza, tuttavia, riuscire a parlargli. Lo cercano anche a casa: la moglie dice loro che è al bar ma anche lei inizia a preoccuparsi. Quando i due arrivano nel locale trovano la serranda alzata a metà. Entrano e lo chiamano per nome ma non ricevono risposta fino a quando lo trovano appeso nel sottoscala ormai cianotico.


I RILIEVI
Sul posto arrivano gli agenti di polizia dei commissariati Porta Pia e Sant'Ippolito oltre agli uomini della Scientifica che procedono con i rilievi. Tutto lascia intendere che si sia trattato di un suicidio. Dalla ricostruzione e dalle testimonianze degli amici e della moglie, il 53enne avrebbe dovuto aprire il bar a giorni anche se a causa delle restrizioni e delle limitazioni dovute alla pandemia aveva ritardato l'inaugurazione. Non si esclude che per avviare l'attività si sia sovraesposto senza riuscire a colmare eventuali debiti. Su quest'aspetto si sta concentrando ora l'attenzione della polizia mentre la salma è stata messa a disposizione dell'autorità giudiziaria.

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