Non è piaciuta ai titolari degli stabilimenti di Ostia la riforma delle concessioni balneari che disciplina l’assegnazione delle spiagge tramite gara dal 2024, prevedendo, almeno sulla carta, indennizzi per coloro che dovranno abbandonare i lidi e ai quali sarà riconosciuto anche il valore dell’azienda. Altro capitolo molto contestato il freno al caro ombrellone.
«C’è assoluta incertezza – dice arrabbiato Franco Petrini, titolare dello storico stabilimento Nuova Pineta e associato Sib – per quanto mi riguarda ho bloccato tutti gli ordini per una serie di migliorie e investimenti che avrei pagato in due o tre anni.
Sul caro ombrellone i balneari di Ostia concordano sulla necessità di rispettare le regole del mercato e della concorrenza, magari intensificando i controlli. Altro capitolo contestato riguarda i canoni demaniali diversi da località a località e applicati senza regole che determinino e differenzino davvero le zone di pregio da quelle più popolari. È il caso della Sardegna dove capita che un concessionario verso solo tremila euro a fronte di 200mila di un balneare di Ostia. «La sperequazione è notevole – prosegue Petrini – ed è su quella che secondo me bisogna intervenire. Così come non si capisce per quale motivo questa fretta di riformare il comparto sia solo italiana mentre in Spagna, Croazia e Portogallo le concessioni sono state prorogate anche per altri 15 anni».
Che il settore andasse riordinato i balneari sono tutti d’accordo. «Ma non così – dicono all’unanimità – e soprattutto senza prima sentire le associazioni di categoria che lavorano in quelle imprese, conoscono bene i problemi e soprattutto avrebbero potuto garantire l’accoglienza italiana del turista che è la migliore al mondo. Speriamo solo che si riesca a emendare la bozza durante tutto l’iter parlamentare prima che diventi legge».