Roma, dai falsi indirizzi ai prestanome i trucchi dei bed&breakfast: evasione record

Roma, dai falsi indirizzi ai prestanome i trucchi dei bed&breakfast: evasione record
di Mauro Evangelisti
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Giovedì 20 Febbraio 2020, 09:16 - Ultimo aggiornamento: 09:40
Se vedete un gruppo di turisti passeggiare per strada, tenete conto che su quattro, uno è un fantasma. In altri termini, ogni anno arrivano più di 4 milioni di visitatori che vivono la città, gettano rifiuti, usano il trasporto pubblico, ma nessuno sa che sono qua. Questo numero è un altro modo di raccontare i 13 milioni e passa di presenze (arrivi moltiplicati per i giorni di permanenza) calcolati dalla ricerca sul sommerso nel settore della ricettività turistica realizzata da Ebtl (ente bilaterale per il turismo). Ci sono interi palazzi in centro (ma non solo) in cui negli appartamenti non ci sono più normali inquilini perché ormai ogni alloggio è destinato ai turisti e agli affitti brevi. Dimenticatevi la famiglia romana che ospita uno studente o la signora che per arrivare a fine mese affitta una camera a una turista americana di mezza età che ha letto Mangia, prega, ama (o visto il film).

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Ormai la giungla dei b&b e similari, ha fatto crescere, soprattutto alla metà degli anni Dieci, delle organizzazioni che controllano anche cento appartamenti differenti. Il fenomeno è sfuggito di mano da quando le piattaforme on line come Airbnb hanno offerto una vetrina mondiale che paradossalmente è anche uno strumento per nascondersi. In molti che operano mantenendosi in regola - con le autorizzazioni amministrative, pagando le tasse, riscuotendo l'imposta di soggiorno -, tanti altri restano nell'ombra, sono abusivi a 360 gradi. Non pagano le tasse, non registrano la presenza dell'ospite e dunque non la comunicano alla questura, non incassano la tariffa di soggiorno o magari la incassano ma se la tengono invece di girarla al Comune.

MINI HOTEL ABUSIVI
Come è possibile che migliaia di mini hotel siano a Roma senza che nessuno vada a chiuderli? Prima di tutto la macchina dei controlli non è ancora tarata per una forma di abusivismo diffuso di queste dimensioni: doveva nascere la polizia turistica come braccio operativo della polizia municipale, ma per ora siamo ancora alla fase degli annunci. Ogni tanto ci sono delle operazioni, ma è il solito cucchiaino che prova a svuotare l'oceano. Su Airbnb in molti propongono l'appartamento ai turisti senza specificare con esattezza l'indirizzo (che verrà comunicato solo alla fine), indicando solo il quartiere. In questo modo, diventa complicato verificare se chi pubblica l'annuncio sia autorizzato e soprattutto versi l'imposta di soggiorno e rispetti l'obbligo di inviare i documenti dell'ospite alla questura. Secondo gli albergatori, inoltre, sarebbe necessario che gli annunci indicassero anche un codice di registrazione della struttura. Ma ad oggi tutto questo è totalmente fumoso e, tra l'altro, è un problema globale a cui ogni grande città o meta turistica sta tentando di dare una risposta. Spiega Tommaso Tanzilli, presidente Ebtl: «Attenzione, il settore della ricettività extra alberghiera non è di per sé il male, c'è un tipo di turista che lo cerca ed è giusto che vi sia una offerta. Ma tutto deve avvenire all'interno di regole chiare e certe. E rispettate».

 
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