Atac, nuova emergenza: «Rinviamo il concordato»

Atac, nuova emergenza: «Rinviamo il concordato»
di Francesco Pacifico
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Giovedì 17 Settembre 2020, 00:11

Nel mirino ci sono sia i debiti verso gli ex lavoratori sia quelli verso i fornitori. Verso i creditori privilegiati e i cosiddetti chirografari. Atac si accinge a chiedere un allungamento del concordato. Il neopresidente Giorgio Mottura ne ha già parlato con i commissari nominati dal Tribunale. E venerdì ci sarà la prima riunione tecnica con l’azionista (Roma Capitale) per decidere tempi e modalità dell’operazione. Ma la strada sembra segnata. Perché con la vendita dei biglietti crollati del 75 per cento durante il lockdown è il timore mostrato dai romani anche in questa fase a prendere i bus per paura del contagio, l’azienda non ha altre soluzioni che chiedere al Tribunale fallimentare di Roma una proroga sulle scadenze del concordato. E di conseguenza ottenere di ampliare i tempi del piano con il quale la municipalizzata romana sta riuscendo a gestire il debito monstre - 1,5 miliardi di euro -, dopo essere riuscita nel 2019 in questo modo a evitare il crack.



LA STRATEGIA DEL COMUNE
Spiegano dal Campidoglio: «Soltanto con le ripresa della scuola le metropolitane sono tornate a riempirsi, ma scontiamo ancora il crollo dei passeggeri per l’emergenza Covid. Non è responsabilità nostra o dell’azienda, ma in questa situazione è quasi impossibile tenere la municipalizzata in equilibrio economico». Sempre da Palazzo Senatorio aggiungono che «con l’azienda si stanno valutando anche ulteriori strette e spending review (con la riduzione delle corse durante lo stop del lockdown si sono risparmiati circa una ventina di milioni di euro, ndr) e si spera in maggiori fondi provenienti dal governo. Ma visto il quadro, se ci sarà come molto probabilmente l’allungamento dei tempi del concordato, non potrà non riguardare anche i creditori privilegiati». Cioè quell’esercito di 10mila unità tra i quali dipendenti in servizio ed ex lavoratori, professionisti, artigiani, cooperative, fisco, enti previdenziali e creditori ipotecari. 

I PRIMI PAGAMENTI
Dal giugno scorso, anche “costringendo” l’azionista (il Comune) a non poche variazioni di bilancio, Atac ha avviato il pagamento del pregresso verso i privilegiati, sborsando 111,5 milioni di euro sui 130 milioni che devono essere onorati per il 2020, nonostante il governo abbia fatto slittare di sei mesi le scadenze. E altri fondi vanno trovati per ristorare altri “privilegiati” anche nel 2021. Soprattutto il prossimo anno si inizia a risarcire i creditori chirografari, per lo più fornitori. Da qui ai prossimi tre anni la municipalizzata dei trasporti deve riconoscere loro circa 350 milioni di euro. 



Dal Campidoglio spiegano che decisivo in questo percorso sarà anche aggiornare, dopo l’avvio della fase 3, le stime sull’andamento finanziario dell’anno in corso. Negli scorsi mesi l’Atac aveva ipotizzato una perdita di incassi pari a 150 milioni di euro legati alla vendita dei biglietti. Sempre nel recente passato il Comune e l’azienda hanno iniziato a fare pressing sul governo per ottenere una norma che facilitasse questi passaggi. A maggio, intervenendo in commissione Mobilità, l’assessore al Bilancio e alle partecipate, Gianni Lemmetti, aveva prima sottolineato gli sforzi del Comune per continuare a coprire i debiti fuori bilancio di via Prenestina, ma allo stesso modo non aveva nascosto le difficoltà sul rispetto delle scadenze del concordato. «Attualmente - aveva spiegato - mancano i ricavi dei biglietti, a causa del contingentamento, sul conto corrente dell’azienda». Per poi aggiungere: «Auspichiamo che l’intervento del governo sia poderoso, non solo per Atac che è in procedura di concordato, ma per tutto il trasporto pubblico locale, per garantirne la sopravvivenza».

Anche perché l’allungamento dei tempi del concordato non va stabilito soltanto con il Tribunale, ma bisogna avere l’avallo dei creditori. E qui c’è da fare i conti con i fornitori che non rientrano nella schiera dei privilegiati e che hanno già dovuto rinunciare a più della metà di quanto dovevano ricevere. 

 

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