Roma, Atac, bus israeliani e pulizie-truffa, le spese “allegre” dell’azienda

I bus israeliani
di Francesco Pacifico
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Domenica 9 Febbraio 2020, 11:21 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 07:04

Lo scorso anno - per ovviare a una flotta anziana e malmessa - la giunta Raggi affitta per Atac 70 mezzi in servizio a Tel Aviv. Quando arrivano a Roma si scopre che quegli autobus hanno già 10 anni e non si possono reimmatricolare perché troppo inquinanti. Risultato? I bus, oggi in Marocco, resteranno sempre bloccati nei depositi dell’azienda, con il Comune, che pur rescindendo il contratto, è costretto comunque a versare il 16 per cento dei 4,3 milioni di euro previsto dall’accordo con i fornitori. Questo è soltanto l’ultimo caso, tra quelli famosi, nel lunghissimo capitolo degli sprechi nella municipalizzata di via Prenestina, ancora in queste ore nel mirino della Corte dei Conti per gli aumenti anomali dei suoi manager. E a denunciare le storie più eclatanti è stata spesso la stessa azienda.

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Una situazione fuori controllo. Al riguardo, due anni fa, l’economista Andrea Giuricin, aveva calcolato che, conformandosi agli standard di costo degli altri concorrenti europei, l’azienda capitolina avrebbe potuto «salvare», cioè risparmiare, 823 milioni di euro soltanto nel 2017 e nel 2018. Soprattutto una tendenza atavica. Pietro Spirito, ex direttore centrale delle operazioni, nel suo pamphlet “Trasportopoli. Cronache dall’inferno Atac” denunciò che qualche anno prima l’azienda che aveva ottenuto l’appalto per riqualificare le corsie tramviarie, realizzò «lavori aggiuntivi senza alcun contratto né finanziamento», incassando oltre 3,3 milioni di euro oltre il dovuto.
 
Quello dei bus israeliani è uno di quei pasticci assurto agli onori della cronaca non solo romana come le assunzioni clientelari di Parentopoli (un danno secco di 2,2 milioni di euro secondo la Corte dei Conti), il boom di permessi sindacali (52mila ore soltanto nel triennio 2013-2016) o la bigliettazione parallela che avrebbe generato una contabilità in nero da 70 milioni di euro, fino alle consulenze d’oro a manager interni, che si reputavano - a torto o a ragione - sottodimensionati. Ma come detto, la lista degli sprechi in via Prenestina è lunga. 

Sul fronte della manutenzione, per esempio, l’ex direttore generale Marco Rettighieri denunciò che si spendeva anche il doppio volte il dovuto per cambiare le gomme dei mezzi. E poi, quando il 23 ottobre ci fu l’incidente sulla scala mobile della metro Repubblica (feriti 24 tifosi del Cska di Mosca) i magistrati ipotizzarono che la ditta manutentrice riparò il sistema frenante con delle comuni fascette e non con gli strumenti adeguati. 
Nell’estate del 2018 l’azienda denuncia 7 addetti che - nel parcheggio di piazzale dei Partigiani all’Ostiense - si facevano pagare pro manibus la sosta, tenendosi per il dovuto. Qualche mese dopo la guardia di finanza scopre che un gruppo di vigilantes esterni erano soliti razziare le monetine dai parcometri, rubando tra i 250 e i 500 euro al giorno. Sprechi più sostanziosi li ha evidenziati la Conte dei Conti. Lo scorso settembre, infatti, accusa nove tra vecchi e attuali dirigenti di Atac di aver pagato dei servizi di pulizia mai effettuati. Sotto i riflettori della magistratura contabile finisce un contratto destinato a metro e treni della rete urbana, in vigore dal 2014 al 2016, nel quale era presente una clausola che imponeva alla municipalizzata «il pagamento del 93 per cento delle prestazioni non rese a fronte di modifiche della programmazione non comunicate da Atac nei tempi previsti». Tradotto, se Atac non inviava entro 24 ore la programmazione dei treni da pulire, l’appaltatrice fatturava in automatico l’importo dovuto, pur non muovendo un dito. Dalla prime rilevazioni, si è calcolato che, in questo modo, oltre 2,2 milioni di euro erano stati sborsati senza motivo. Pochi giorni dopo, sempre la procura di viale Mazzini, mette nel mirino l’affidamento diretto ai sindacati della gestione di mense, bar e macchinette nei dopolavori, in vigore dal 1974 e fuori mercato. Soltanto dal 2012 al 2018, anno nel quale il servizio è stato messo a gara, ci sarebbe stata un’extra spesa di circa 3,6 milioni di euro.
 

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