Contagi Covid, Cauda (Gemelli): «Troppi assembramenti,i vaccinati possono infettarsi: ora mascherine all'aperto»

Il virologo del Gemelli: «È necessario proteggersi meglio con i dispositivi»

Contagi Covid, Cauda (Gemelli): «Troppi assembramenti,i vaccinati possono infettarsi: ora mascherine all'aperto»
di Camilla Mozzetti
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Lunedì 8 Novembre 2021, 07:22 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 04:27

I contagi aumentano anche se ieri rispetto a sabato il Lazio ha registrato una frenata indotta per lo più dalla riduzione dei tamponi (10 mila in meno sul giorno precedente) e si torna a vedere per strada gente che indossa la mascherina (l'obbligo è decaduto da tempo). Ma cosa si può fare per invertire una curva che tende al rialzo? «Usare le misure di precauzione anche all'aperto pur senza obbligo e vaccinarsi, vaccinarsi e vaccinarsi», risponde Roberto Cauda, direttore dell'Unità complessa di Malattie infettive del policlinico Agostino Gemelli.
Professor Cauda quali sono le cause di questi nuovi contagi?
«Il Lazio, come sempre è avvenuto, ha qualche caso in più e così la Capitale. I motivi sono diversi, in parte è perché si fanno molti più tamponi anche in ragione dell'ottenimento del Green pass, un altro motivo è riferibile alle riaperture, dalle scuole alle varie attività che oggi pesano di più perché siamo più al chiuso. Il Covid è un virus che si trasmette per via aerea e colpisce il sistema respiratorio».

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L'obbligo è decaduto ma molte persone in strada sono tornate ad indossare la mascherina. Secondo lei è un comportamento corretto? La mascherina dovrebbe essere portata a prescindere dall'obbligatorietà?
«Mettiamola così: non c'è l'obbligo di non portarla. All'aperto il virus si trasmette di meno ma in questa situazione epidemiologica se si è a stretto contatto con le persone, magari anche mentre si attende un bus, o comunque in situazioni di assembramenti bisognerebbe portarla».
A proposito di assembramenti, mancano i controlli?
«Non è argomento della medicina ma è chiaro che laddove non ci sia da parte delle persone un'attenzione e un'aderenza alle norme di prevenzione si dovrebbe passare a controlli più serrati».
Usciremo mai da questa pandemia?
«Abbiamo diverse strade: da una lato la vaccinazione.

Se guardiamo a quanto accaduto l'anno scorso, l'attuale aumento dei contagi si sarebbe tradotto in un aumento di persone ospedalizzate ma la situazione è diversa proprio per la vaccinazione. Dall'altro è opportuno che le persone mantengano la prevenzione: evitare gli assembramenti, usare la mascherina in modo più estensivo come consiglio e come io stesso faccio in quelle situazioni potenzialmente a rischio anche all'aperto e dovrebbero farlo anche i soggetti vaccinati che devono continuare a proteggersi, perché pure se in percentuali più basse possono infettarsi».

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Gli ospedali tuttavia stanno tornando a liberare posti per malati Covid.
«C'è la pandemia dei vaccinati e quella dei non vaccinati, che sono coloro i quali si ospedalizzano e possono avere delle forme molto gravi: i decessi in terapia intensiva sono tutti di non vaccinati. Nel Lazio gli ospedali hanno retto bene durante le varie ondate e quindi bisogna rimanere saldi nell'organizzazione dei posti letto per essere pronti all'imprevisto».
Forse si arriverà a vaccinare i bambini da 5 a 11 anni, lei cosa ne pensa?
«I bambini non hanno generalmente forme gravi, è chiaro che la vaccinazione nei bambini ha un significato di sanità pubblica ma se vogliamo rendere endemico il virus e attenuarne gli effetti va fatta una seria riflessione sulla vaccinazione dei bambini, già i soggetti internazionali si sono espressi a favore della vaccinazione».

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