Assalto alla Cgil di Roma, arrestati altri 6: ci sono tre ultrà

Sei le nuove misure cautelari: i reati contestati sono devastazione e resistenza

Assalto alla Cgil, arrestati altri 6: ci sono tre ultrà
di Giuseppe Scarpa
4 Minuti di Lettura
Domenica 31 Ottobre 2021, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 01:08

Finestre sfondate, computer distrutti, l’ingresso del principale sindacato italiano preso d’assalto dopo la manifestazione del 9 ottobre contro il Green Pass a Piazza del Popolo. A distanza di tre settimane dalla devastazione della sede della Cgil la procura emette altre sei misure cautelari, in tutto sono state venti. Questa volta in carcere finiscono i forzanovisti Massimiliano Petri e Fabio Corradetti, ai domiciliari va Roberto Borra mentre a Francesco Bellavista, a Federico Trocino e a Luca Castellini è stato imposto l’obbligo di dimora nel comune di residenza. 

LE MISURE

E così, dopo l’operazione che ha portato in carcere i leader di Forza Nuova, Giuliano Castellino e Roberto Fiore e l’ex Nar, Luigi Aronica, ieri la Digos, su richiesta del pm Gianfederica Dito, ha portato a termine l’ennesima inchiesta nei confronti degli estremisti di destra protagonisti dell’assalto al sindacato.

L’accusa è di devastazione e resistenza a pubblico ufficiale. Si chiude con questa ordinanza un’indagine delicata dove procura e Digos hanno lavorato senza sosta. Corradetti è il figlio della compagna del leader romano di Fn Castellino.

Il 20enne si trova già detenuto per gli scontri avvenuti, sempre in quel giorno, nella zona di Palazzo Chigi. Petri, 30 anni, ultrà della Lazio, come ricostruisce il gip, «partecipava all’insistente azione violenta di apertura della sede Cgil riuscendo così a permettere l’irruzione dei facinorosi». Poi, sempre, il 30enne «dall’esterno dell’edificio colpiva con pugni l’altra finestra della sede del sindacato». Anche Borra, militante di Fn, ex di Avanguardia Nazionale e ultrà dell’Inter avrebbe dato il suo contributo per l’irruzione. Così come Luca Castellini, forzanovista di Verona e legato alla frangia più estrema della tifoseria scaligera. Nell’ordinanza viene ricostruito, con dovizia di particolari, quanto avvenuto nella zona di Corso d’Italia affermando che per i sei «sussiste il concreto e attuale pericolo di reiterazione di condotte della medesima indole offensiva». 

 

I nuovi arresti arrivano a pochi giorni dalla decisione del tribunale del Riesame che ha ribadito il carcere per i leader dell’assalto, ad eccezione di Biagio Passaro di «IoApro», tornato in libertà. «Le modalità - aggiunge il giudice nel provvedimento - con le quali è stata sprigionata la violenza nei confronti di componenti delle forze dell’ordine e la mancata percezione dell’estrema gravità della condotta appena compiuta, sono elementi sintomatici di una spiccata inclinazione degli indagati alla commissione di fatti dalla particolare carica offensiva». 

I FATTI

Per quanto riguarda la posizione di Corradetti, il magistrato afferma che «nonostante la giovane età, è un soggetto estremamente violento e pericoloso per la collettività. Nei suoi confronti inoltre è stata esercitata l’azione penale nell’ambito di un altro procedimento per tentato omicidio posto in essere l’11 ottobre 2020». 
Dall’ordinanza emerge inoltre che Petri «ha continuato» nelle azioni violente anche «nella fase successiva della manifestazione».

A tarda serata, dopo altri scontri con le forze dell’ordine, sempre nel cuore della Capitale, avrebbe aggredito anche l’equipaggio di un’ambulanza arrivata per soccorrerlo: «alcuni operatori sanitari dell’Ares 118 intervenivano in via delle Convertite per le sue cure e sul posto, dopo essere stati accerchiati e aggrediti dai manifestanti presenti, riuscivano a caricarlo sull’ambulanza per condurlo all’ospedale Santo Spirito». Ma non è tutto perché Petri, durante il percorso verso l’ospedale, avrebbe preso «a calci l’attrezzatura del mezzo» e avrebbe aggredito anche l’infermiera a bordo che cercava di assisterlo, a causa di una ferita che aveva l’uomo. 

Video

© RIPRODUZIONE RISERVATA