Virus, «Impossibile sanificare»: Raggi chiude tutte le aree giochi di Roma
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Di fatto, una non riapertura. Già rimaste fuori dalle prime parziali aperture dello scorso 4 maggio, le aree giochi con altalene, castelli e scivoli vari - così come i playground con i campi polivalenti dove i ragazzi più grandi possono giocare a basket o a calcio -, restano dunque chiuse, e sembrano destinate a rimanerlo a lungo, con buona pace delle famiglie che attendevano con ansia di poter far giocare di nuovo i bambini all’aperto dopo mesi chiusi in casa tra lezioni online, compiti e videogiochi. Come chiuse restano anche giostre e giostrine gestite da privati all’interno delle ville storiche, come Villa Ada o Villa Borghese.
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E considerato che ancora devono riaprire anche le aree giochi private, per i bambini a Roma la quarantena ancora non è finita. «Sono tantissimi i romani che stanno tornando a frequentare le piazze e le aree verdi della città - ha spiegato la sindaca Virginia Raggi - Ma bisogna rispettare le distanze di sicurezza, evitare occasioni di assembramento e garantire l’igienizzazione di strutture e superfici che possano essere veicolo di contagio. Per tutte queste ragioni, a tutela della salute dei nostri bambini, le aree ludiche rimarranno chiuse finché non avremo la garanzia che i nostri bambini possano usare i giochi in sicurezza».
A sorprendere il Comune, che si trova impreparato alla riapertura, si legge nell’ordinanza, sono state le linee guida relative alle aree ludiche attrezzate allegate all’ultimo Dpcm del 17 maggio.
Il documento, infatti, impone ai gestori, al fine di garantire il massimo contenimento dei rischi di contagio, «specifiche attività di manutenzione e di controllo periodico, oltre che di pulizia e verifica periodica delle condizioni igieniche degli arredi e delle attrezzature». In pratica, il dipartimento Ambiente del Campidoglio, per poter riaprire, deve predisporre un preciso piano di intervento di pulizia e igienizzazione approfondita e frequente delle superfici toccare dalle persone. Un piano che, come ammette la sindaca nell’ordinanza, «in considerazione delle numerose aree ludiche presenti sul territorio comunale non può essere attuato nell’immediato».
Una data per la riapertura ancora non c’è. Servirebbero interventi praticamente quotidiani, visto che si tratta di attrezzature che vengono ripetutamente toccate da chi le utilizza, considerato anche che la permanenza del coronavirus sulle superfici è un formidabile veicolo di contagio. Il Comune in un comunicato ha parlato di situazione “temporanea” ma negli uffici del dipartimento Ambiente c’è la consapevolezza che con le scarse risorse a disposizione, con un servizio giardini ridotto all’osso e già impegnato su più fronti, sarà difficile garantire la costante pulizia e igiene delle aree giochi.
Allo stesso modo, spiegano dal dipartimento Ambiente, sarà rafforzata la sorveglianza della Polizia locale su questi spazi, anche perché, dallo scorso 4 maggio, quando sono stati riaperti parchi e giardini, nonostante il divieto di usare i giochi e le attrezzature le violazioni sono continue, con i nastri apposti dai vigili continuamente strappati e rimossi. Chi venisse sorpreso a farlo, ricorda l’ordinanza, rischia una multa di centinaia di euro.
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