Ardea, perché l'assassino aveva la pistola? Un anno fa l'aggressione alla madre con un coltello

Ardea, perché l'assassino aveva la pistola? Un anno fa aveva aggredito la madre con un coltello
di Valentina Errante e Alessia Marani
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Lunedì 14 Giugno 2021, 00:18 - Ultimo aggiornamento: 11:22

Voci e racconti che si rincorrono. E non solo nel comprensorio di Colle Romito. Ma in tutta Ardea. Andrea Pignani, 35 anni, una laurea in ingegneria informatica in tasca e nessun lavoro, aveva problemi psichiatrici ed era conosciuto e temuto per la sua aggressività. Non avrebbe dovuto maneggiare la beretta 7.65 con la quale ieri ha ucciso a sangue freddo un uomo e due bambini prima di suicidarsi. Adesso per ricostruire cosa sia accaduto prima e cosa sia stato fatto per evitare una tragedia che ora sembra annunciata, l’inchiesta del pm di Velletri Vincenzo Bufano ruota proprio intorno a quell’arma e sul perché nessuno si fosse fatto carico ufficialmente del disagio mentale di Pignani. Il magistrato ha aperto un fascicolo per omicidio, ma presto potrebbe ipotizzare altri reati. A rischiare di finire sotto accusa sono la mamma e la sorella di Pignani.

La pistola, regolarmente detenuta dal padre dell’omicida, che era una guardia giurata, non è stata né restituita né denunciata alla morte dell’uomo, avvenuta a novembre. Ieri le due donne sono state convocate nella caserma dei carabinieri che conducono le indagini e sono state sentite dal pm. Ma non sono state le sole a rispondere alle domande del magistrato. Anche il sindaco, Mario Savarese, è stato invitato dai militari per stabilire, probabilmente, se nella cittadina si avesse consapevolezza della pericolosità dell’uomo, sottoposto a maggio dello scorso anno a un Trattamento sanitario obbligatorio dopo che i militari erano intervenuti su richiesta della madre aggredita con un coltello.

In serata è stato convocato in caserma anche il presidente del consorzio di Colle Romito, Romano Catini.

 

GLI INTERROGATORI

Le due donne, sentite come testimoni, hanno sostenuto che, nonostante avessero cercato l’arma, non fossero riuscite a trovarla. Ma non risulta nemmeno un denuncia di smarrimento della pistola, detenuta dalla famiglia abusivamente. «Purtroppo - spiega Vincenzo Del Vicario, del Savip sindacato di vigilanza privata - non esistono sistemi automatizzati e interconnessi per il monitoraggio delle armi e una guardia giurata può detenere fino 3 pistole e 200 cartucce». Ieri riecheggiavano nel parco delle Pleiadi dove sono stati uccisi i suoi due bambini, le urla di Domenico Fusinato, il padre di Daniel e David, difeso dall’avvocato Diamante Ceci,: «A me mi tengono ai domiciliari per un po’ di droga e questo con la pistola nessuno lo controllava, e guardate cosa ha fatto». 

La madre di Pignani ha raccontato agli inquirenti che il figlio da sempre era stato problematico, fin dai tempi in cui abitavano alla Cecchignola, prima di trasferirsi a fine 2019 nella villetta di Colle Romito. Schivo e introverso, la sua condizione era peggiorata «dopo che era stato lasciato dalla fidanzata, una giovane portoghese. Si era rintanato nella mansarda, non usciva quasi mai». Eppure la sua presenza si era fatta sentire all’interno del consorzio, sebbene nessuno, a quanto risulta agli atti degli investigatori, abbia trovato il coraggio o deciso mai di denunciarlo apertamente. Il presidente Catini ha parlato di «vari bisticci con i consorziati, contro i quali brandiva l’arma. Qualche volta ha anche sparato in aria, ma pensavamo fosse una scacciacani». Ultimamente aveva preso di mira anche una ottantenne delegata del consorzio, «minacciata e spaventata». Il dirimpettaio dei Pignani racconta di continui dispetti: «Un mese fa - dice - ero in auto ad aspettare mia moglie e all’improvviso lui mi ha tirato addosso gli escrementi del cane. Non era la prima volta».

Elio M., che si occupa della manutenzione delle strade e della potatura delle piante, ricorda: «Quel ragazzo poco tempo fa si affacciò dalla finestra e cominciò a tirare le arance contro i miei operai. Urlava loro di tutto, io sono andato, l’ho affrontato a brutto muso e gli ho detto che non doveva più ripetersi». C’è un episodio, poi, di cui si parla a Colle Romito, anche questo mai denunciato alle forze dell’ordine. Si racconta di un giovane con le fattezze di Pignani che non più tardi di due settimane fa sparò in aria nel boschetto «per spaventare quattro bambini». Ma i loro genitori non ne avrebbero parlato «intenzionati a farsi giustizia da soli» quando lo avessero rincontrato. Voci e racconti che si rincorrono e su cui ora carabinieri e procura intendono fare luce. 
 

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