Anzio, vandali e tombaroli: non c'è pace per la Villa di Nerone

Anzio, vandali e tombaroli: non c'è pace pere la Villa di Nerone
di Antonella Mosca
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Martedì 2 Febbraio 2021, 09:47

Non c’è pace per la Villa di Nerone, dimora per secoli della corte imperiale romana sulla costa di Anzio, che domenica ha subito l’ultimo sfregio: su Facebook è stato postato un video che mostrava tre giovani, penetrati nella zona archeologica, mentre lanciavano in mare dei massi dall’alto del costone dell’Arco Muto. Rischiando anche un incidente, dato che il posto è stato dichiarato pericolante a causa dell’erosione marina. Vandali moderni emuli delle secolari depredazioni di tombaroli e sedicenti archeologi e, poi, dell’assalto di orde di turisti sulla spiaggia libera sottostante. Villa Imperiale usata come cabina per cambio costume, appoggio di barbecue, toilette - servizio pubblico istituito in primis nella Roma imperiale e nell’Italia di oggi quasi inesistente - pattumiera, ricovero per senza tetto. Il Comune di Anzio ha appena annunciato un’illuminazione artistica che valorizzerà la Villa per la prossima estate. Forse servirà abbinarvi anche un impianto di videosorveglianza e altri controlli.

«Spero che i vandali siano individuati - dice Patrizio Colantuono, presidente del Museo dello Sbarco di Anzio, incaricato dal sindaco Candido De Angelis di custodire le chiavi del Parco Archeologico chiuso “causa pandemia” - ma la recinzione è stata divelta e sono in tanti quelli che entrano abusivamente, facendo scempi». Colantuono da decenni chiede il Parco archeologico diventi una sorta di “riserva integrale”. «E’ un sito unico al mondo - spiega - e dopo anni alla mercé di tutti va preservato con misure drastiche. Ma sembra non si capisca!». Come in passato, quando famiglie nobiliari romane hanno rivenduto opere rinvenute nella Villa e dintorni, come il Gladiatore Borghese o la Venere “marina” che si trovano al Louvre o l’Apollo del Belvedere dei Musei Vaticani e tante statue e reperti sparsi in vari Musei del mondo.

Così i tombaroli che, indisturbati, per anni hanno scavato ad Anzio e rivenduto fuori. Ogni tanto enti pubblici, associazioni, singoli, risvegliano l’interesse per l’area archeologica che, ad esempio, ha avuto una “nomination” fra i “Luoghi del cuore” del Fai, mentre il Comune ha cercato di regolamentare l’accesso alla spiaggia libera e organizzato visite guidate e la Sovrintendenza Archeologica del Lazio ha svolto importanti interventi di consolidamento e restauro. Ma sono stati interventi a “spot”, senza organicità, che non hanno avuto esiti duraturi. «Tutta l’area archeologica va protetta - continua Colantuono - parlo della zona che va dai resti del porto di Nerone e dei magazzini fino a dopo l’Arco Muto. Se la gente vuole la spiaggia libera, può fruire di quella attigua allo stabilimento Rivazzurra. La spiaggia della Villa va tenuta sgombra, anche d’estate. So che è impopolare perché la usano in tanti, anche concittadini, ma se non vogliamo perdere il monumento è così. E poi studiare come valorizzare il tutto, sistemare le colonne gettate a terra, ampliare il museo con i 2000 reperti che non si possono mostrare per mancanza di spazi. Anzio è davvero unica nella storia di Roma e pochi lo sanno!». Lo spiega anche Piero Angela nella sua ultima opera “La trilogia di Nerone” - l’imperatore nacque ad Anzio del 37 dC - che ha questo incipit: “Anzio, venerdì 17 luglio 64 d.C. L’ora del tramonto”. E prosegue magnificando la grandiosità della Villa e i tramonti su cui si affaccia “in un’esplosione di tonalità che incendia tutto il cielo”. E che ancora oggi attirano tanti ad ammirarli. 

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