Pressioni, minacce, strani avvertimenti, persino buste con proiettili e pizzini. Chi amministra ad Anzio gioca con il fuoco. Nella cittadina si susseguono negli anni le dipartite di funzionari e dirigenti amministrativi che ricoprono ruoli chiave e settori a rischio infiltrazioni, vedi ambiente e i rifiuti. Tutti episodi su cui ora, dopo l’inchiesta dei carabinieri del Nucleo Investigativo di via In Selci e della Dda che ha portato all’arresto di 65 persone per associazione mafiosa di matrice ‘ndranghetistica e narcotraffico, molte delle quali risultate in prima linea nella campagna elettorale del giugno 2018 a favore dei vertici della politica locale, si accende una nuova luce.
IL DEMANIO
Nell’estate del 2016 lascia il suo incarico di segretario generale Pompeo Savarino, migrato alla Regione.
LE MULTE ALLA CAMASSA
Chi, invece, ogni giorno continua a recarsi a Villa Sarsina, sede del Comune di Anzio, è la dirigente di ruolo Angela Santaniello che nell’aprile 2020 si dimise dal settore Ambiente e dall’Area tecnica. Oltre alle pressioni verbali subite da parte di alcuni assessori per non essere in linea sulla vicenda Biogas (già l’ex consigliere di opposizione Gianni Del Giaccio aveva fatto notare che «mancava la documentazione di Arpa Lazio»), la donna denunciò in commissariato la sequela di tre strani danneggiamenti subiti dalla sua auto: prima un vetro rotto, poi la portiera aperta, quindi una nuova incursione in cui ignoti le avevano prima tolto poi fatto ritrovare una serie di documenti messi in ordine. In quel frangente, l’ex commissario ora in pensione, Adele Picariello, le avrebbe consigliato di non dare pubblicità all’evento «per questioni di riservatezza», motivo per cui di quei raid finora non si era mai parlato. Ma di cosa si stava occupando Santaniello? Sarà un caso, ma la dirigente aveva avviato una serie di verifiche contestando multe per 700mila euro, in applicazione delle penali per non avere onorato le deleghe d’appalto, alla Camassa Ambiente, la società per i rifiuti in cui è impiegato il figlio del boss Giacomo Madaffari.