Né telefono e né internet funzionanti: era isolata in casa a causa dell'astio di una vicina. Doveva anche subire di continuo insulti e intimidazioni, con colpi di bastone alla porta d'ingresso e alle finestre in piena notte. Si era ritrovata in una nuova casa che non sembrava una casa, il posto sicuro dove vivere e invitare qualche amico a cena, ma si era trasformata in un incubo che, ora, viene ripercorso in un'aula di tribunale.
Vicina e stalker, scatta il processo
Maria Antonietta T., la vicina terribile, è finita a processo davanti al pubblico ministero Raimondo Orrù con l'accusa di stalking. Avrebbe preso di mira una trentenne che si era appena trasferita nel suo palazzo, in via Braccio da Montone, nel quartiere Pigneto. Un astio e una violenza che, per gli inquirenti, sembrerebbero non avere ragioni.
I FATTI
I fatti contestati dalla Procura si sono consumati dal 2015 al giugno 2017. La vittima si era appena trasferita nella palazzina, a pochi metri dalla fermata della metropolitana, quando aveva iniziato a subire dispetti di ogni tipo dalla nuova vicina.
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Dal primo momento in cui aveva varcato la soglia dell'appartamento, tutti i condomini l'avevano accolta con gentilezza e buone maniere, tranne l'imputata. La settantenne voleva mandare via la ragazza dalla palazzina: «Tu da questa zona te ne devi andare subito», le aveva detto il giorno del suo arrivo, mentre stava ancora sistemando gli scatolini e le valigie, senza neanche conoscerla. La vittima non aveva potuto nemmeno fare entrare i tecnici nel condominio per fare installare tv e linea telefonica, si legge nel capo d'imputazione. Risultato: l'antenna era rimasta staccata «per molto tempo», annota il pubblico ministero. Quei comportamenti dell'imputata, secondo l'accusa, erano solo l'inizio di una serie di vessazioni contro la giovane.
LE VESSAZIONI
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L'ACCUSA
Per i pm, non c'è dubbio: si tratta di stalking, «perché con reiterate condotte di molestie - si legge dagli atti - l'imputata provocava alla vittima un perdurante stato d'ansia, ingenerando nella stessa un fondato timore per la propria incolumità e per quella delle persone vicine». E ancora: per l'accusa la settantenne avrebbe costretto «la persona offesa a modificare gli orari di vita abituali». La giovane, infatti, «usciva di casa solo quando era sicura di non incontrare la donna - si legge ancora negli atti - e non poteva invitare nessun ospite». L'imputata, ora, dovrà difendersi dell'accusa contestata davanti al Tribunale monocratico.
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