Roma, sanatoria per 11mila bancarelle: «Schiaffo al decoro»

Roma, sanatoria per 11mila bancarelle: «Schiaffo al decoro»
di Camilla Mozzetti
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Lunedì 24 Dicembre 2018, 10:23 - Ultimo aggiornamento: 14:03
Con un colpo di mano salta la riorganizzazione del commercio ambulante nella Capitale. E il regalo di Natale per gli operatori di strada arriva prima del tempo: nessuna messa a bando per le licenze delle bancarelle che offuscano monumenti e recano disturbo al decoro della Città Eterna. Nel maxi-emendamento alla legge di Bilancio - rispedito dal Senato alla Camera per l'approvazione definitiva - il governo mantiene una delle promesse della campagna elettorale: tirar via dall'applicazione della direttiva Bolkestein il commercio su area pubblica, ovvero l'ambulantato. Che vuol dire per Roma?

I PERMESSI
Che nella manovra in discussione in Parlamento è stata stralciata dalla direttiva europea, approvata nel 2006, l'obbligo della messa a bando delle concessioni e dunque dei titoli per lo sfruttamento degli spazi pubblici a fini commerciali e dei beni demaniali, come le spiagge. Gli ambulanti - quelli che vendono pentole o abbigliamento tanto per capirci - tirano un sospiro di sollievo perché i loro permessi non scadranno e non saranno messi a concorso così come nella Capitale non ci sarà - almeno per il momento - una riduzione dei posteggi. Tutto sarebbe dovuto partire dal primo gennaio 2021: per quella data il Campidoglio avrebbe dovuto produrre una riorganizzazione del settore, contare le licenze (che per anni e per generazioni si sono tramandate di padre in figlio) e ridurre i posteggi nell'ottica di un maggior ordine e di un più credibile decoro. Tuttavia, dopo il differimento della scadenza delle concessioni demaniali marittime (di 15 anni) è arrivata in extremis una specie di sanatoria anche per gli ambulanti che potranno tranquillamente restare dove stanno.

I LIMITI
E se a Milano o Firenze il problema non sussiste dal momento che non ci sono poi così tante bancarelle da riorganizzare sulle strade, nella Capitale si torna indietro. Il ragionamento del Parlamento - e più che altro della maggioranza di governo - verte sul presupposto di non ledere gli interessi imprenditoriali degli ambulanti. Nella Capitale, però, la maggior parte degli operatori su area pubblica da anni spadroneggia sulle strade senza rispettare i limiti di spazio o le norme sull'esposizione della merce a tal punto da trasformare interi quartieri in veri e propri suk. Sono tanti gli ambulanti: ben 11.533 (se contiamo anche i posteggi dei mercati) che continueranno a lavorare. Il problema maggiore è dato dalle cosiddette postazioni in rotazione (1.278) cui si sommano le bancarelle stagionali (178), i posteggi fissi (648), gli anomali (85). Per una parte di loro, complici i limiti imposti dal Piano generale del traffico urbano, che ne ha imposto una delocalizzazione per motivi di sicurezza e per il rispetto del codice della strada, il Campidoglio ha avviato - in sinergia con i Municipi - degli spostamenti. Ma sono delle piccole gocce nel mare: ad oggi sono state delocalizzate non più di 150 bancarelle da posti come via Ugo Ojetti o via Tuscolana. E per la tutela del decoro? L'applicazione della direttiva Bolkestien sarebbe dovuta servire anche a questo. Ma non se ne parlerà più. Alla Camera, l'onorevole Massimiliano De Toma (M5S) romano e già presidente della Federmoda Roma, promette un piano B: «Abbiamo lavorato - spiega - affinché dalla Bolkestein fosse tolto l'ambulantato ma ciò non vuol dire che non si procederà con una riorganizzazione del settore. Su Roma apriremo un tavolo di discussione con la categoria e l'amministrazione comunale - conclude De Toma - per studiare i meccanismi possibili affinché venga tutelato il decoro della città e arginato l'abusivismo». In sostanza, la palla passa ora al Campidoglio.
 
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