Ama Roma, il caos sepolture: «Impiegati troppo lenti». Denuncia alla Procura

Ama Roma, il caos sepolture: «Impiegati troppo lenti». Denuncia alla Procura
di Francesco Pacifico
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Sabato 24 Aprile 2021, 00:12 - Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 11:20

Ama potrebbe autorizzare fino a 75 cremazioni al giorno e invece non supera le 40. Anche perché con ritmi di lavorazione diversi (le ignizioni sono a cura di una ditta esterna) potrebbe smaltire l’arretrato di oltre un migliaio di salme al Flaminio ancora da bruciare. Allo stesso modo, soltanto la metà dei dipendenti dell’anagrafe cimiteriale in capo alla municipalizzata sarebbe in attività per sbrigare le pratiche necessarie anche alle tumulazioni. Ed è anche per questo, per un ritardo burocratico, se le spoglie di Dario, come ha denunciato il padre, il deputato del Pd Andrea Romano, attendono da circa un mese di essere trasferite nella tomba di famiglia al Verano. Intanto il caos dei camposanti nella Capitale - un migliaio di salme che attendono di essere cremate, pochissimi spazi per le sepolture e ancora meno dipendenti per le attività di inumazione e traslazione, ritardi di natura amministrativa fino ai rischi più sanitari - finisce sotto l’occhio della Procura di Roma.

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A piazzale Clodio è arrivato un esposto dell’Efi, l’associazione Eccellenza funeraria italiana, nel quale gli operatori delle onoranze funebri hanno segnalato reati di omissione di atti di ufficio e sottrazione di cadavere.

Toccherà ai pm incaricati capire come incardinare il caso. Da Palazzo Senatorio Virginia Raggi si è detta «indignata» per tutti i casi come quello di Dario Romano e promette di risolvere il problema. La sindaca ha annunciato di avere chiamato lo storico e parlamentare del Partito democratico per scusarsi per l’accaduto. Quindi ha fatto sapere di avere convocato l’azienda. Al di là delle motivazioni dei ritardi legati all’emergenza Covid - la sua accusa - mi è stato assicurato un intervento straordinario per fare fronte all’aumento del numero di sepolture».

IN VIA PETROSELLI

Ma lo stesso Comune - nel vertice tenutosi con la Prefettura a inizio settimana - non è andata oltre il proporre da dopo domani di velocizzare le pratiche per le famiglie che vogliono portare i loro cari a cremare fuori Roma: si dovranno depositare presso gli sportelli del Comune di via Petroselli e non più all’Ama. Per la cronaca, queste autorizzazioni riguardano soltanto il 20 per cento delle operazioni complessive, tutte con costi più alti per le famiglie. Ma il Comune, nelle prossime ore, vorrebbe vederci chiaro sulla gestione di Ama soprattutto su due aspetti: in primo luogo il contratto alla ditta esterna che gestisce i sei forni crematori al Flaminio-Prima Porta, prevede che in casi straordinari si possano tenere anche 75 ignizioni contro le 60-65 previste per contratto, lavorando anche il sabato. Ora non si superano le quaranta. In secondo luogo, il Campidoglio vuole capire quanti addetti della Municipalizzata davvero l’azienda ha messo in campo sulla parte burocratica. Dovrebbero essere una trentina e in smart working.

 

Il Campidoglio finisce, intanto, nel mirino dei sindacati. Natale Di Cola (Cgil) denuncia che era a conoscenza dei problemi da anni, anche perché nel 2019 l’allora capo dell’operativo di Ama, Massimo Ranieri, aveva segnalato al Comune in una lunga relazione le questioni aperte. Per quanto riguarda i pochi posti per le sepolture, scriveva il manager, «la mancanza negli anni di investimenti in manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia ha portato a un generale deterioramento del patrimonio cimiteriale di Roma Capitale». Da qui la difficoltà a recuperare spazi per loculi. Non meno duro, Ranieri era stato sul fronte delle cremazioni. Infatti aveva segnalato che «si rendono improcrastinabili i lavori di ammodernamento delle attuali linee e la realizzazione di utlteriori due linee di cremazione». Nulla di questo è stato mai realizzato, così come non è stata mai messa in pratica la delibera dell’ex assessore Pinuccia Montanari, che prevedeva l’ampliamento del Laurentino e la costruzione di ulteriori forni e di due camposanti a Roma. «Erano stati segnalati per tempo i problemi e proposte le soluzioni», chiosa Di Cola. 

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