De Gregori bacchetta l'Ama: libri come rifiuti ingombranti davanti ai cassonetti

Nella prima foto della campagna dell'Ama libri accatastati come rifiuti ingombranti
di Francesco Pacifico
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Domenica 17 Maggio 2020, 11:27 - Ultimo aggiornamento: 11:41

Per i pubblicitari di Ama anche i libri buttati e accatastati fuori dai cassonetti sono rifiuti ingombranti. E Francesco De Gregori, quando girando per il suo quartiere, a Prati, ha visto quel manifesto della campagna per richiamare i cittadini a essere più virtuosi, è inorridito. Si è indignato. Ha pensato ad altre distruzioni di libri che la storia ha tramandato. «Che obbrobrio», si è detto. E ha preso carta e penna per denunciare la cosa.
Nel manifesto della municipalizzata si vede una pila di libri - di quelli che si buttano quando si fa un trasloco o quando si libera una cantina - gettata tra due cassonetti davanti al Pantheon. Il claim è: «Ricominciamo con la stessa storia? Non abbandoniamo la buona educazione». I libri, quindi, trattati alla stregua di carcasse di vasche, frigoriferi rotti e lavatrici arrugginite, immortalati negli altri cartelloni. Una stonatura, insomma, all'interno di una campagna più che giusta, forse anche doverosa visto quello che si vede sulla strade della Capitale. Ma i libri no. Quella è cultura. Si possono anche buttare, per carità, per svuotare una cantina o fare spazio. Ma farli passare per ingombranti magari è un po' troppo.
 

 



Così il cantautore ha preso il telefonino, l'ha fotografato e spinto dall'indignazione ha scritto a un amico giornalista (Paolo Conti del Corriere della Sera) per annunciargli, come aveva fatto in passato, che gli avrebbe mandato una lettera per sfogare, far esplodere, comunicare tutta la sua rabbia per l'accostamento tra i libri e una battaglia sacrosanta come tenere pulita la città.
E il testo, nonostante sia scritto con il fioretto e non con la clava, gronda sangue. «Un manifesto dell'Ama visibile a Roma in questi giorni ammonisce i cittadini a non abbandonare la buona educazione e a portare i rifiuti ingombranti negli appositi centri di raccolta. L'immagine che correda questo condivisibile suggerimento è un enorme mucchio di libri abbandonati davanti ad un cassonetto». Da qui la domanda che si sono fatti molti romani: «Mi chiedo perché proprio i libri? Perché non un televisore rotto, un frigorifero, un materasso? Dei pezzi di intonaco?».
De Gregori ama Roma in ogni suo anfratto, anche in quelli più oscuri. Scevro da moralismi e facili indignazioni, è riuscito a trasformare in poesia anche immagini forti della Capitale come i «topi in via Frattina», che «traversavano la strada tranquillamente alle undici di mattina». Di più, reputa «sacrosanta», la battaglia contro chi sporca la città. Tre anni fa, durante una delle ricorrenti emergenze rifiuti, era stato fotografo senza clamore nella sua Prati munito di ramazza a spazzare con altri cittadini per ripulire marciapiedi e aiuole. Ma quello che l'ha urtato di più è stato il parallelo tra i libri e il frigorifero abbandonato. «La fantascienza conclude nella sua lettera ha immaginato dei pompieri arruolati per incendiare le biblioteche, i nazisti bruciavano i libri in piazza. Dilettanti, a confronto dei responsabili della comunicazione dell'Ama».
Parla di «ironica provocazione» Stefano Zaghis, amministratore unico della municipalizzata, che a differenza dei suoi predecessori conosce le potenzialità della comunicazione per suscitare sdegno» accostando le bellezze di Roma a questi scempi», ai rifiuti lasciati per strada. «Gli telefonerò presto. Comprendo lo stupore di Francesco De Gregori, perché è lo stesso stupore mio e degli addetti Ama quando si trovano di fronte di tutto, anche libri, buttati via in questo modo. Infatti non è Ama che rappresenta i libri come rifiuti ingombranti: sono gli incivili che li considerano tali».

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