Roma, torna il rischio rifiuti in strada: Ama cerca una discarica estiva

Roma, torna il rischio rifiuti in strada: Ama cerca una discarica estiva
di Fabio Rossi
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Giovedì 4 Aprile 2019, 08:28

Quel periodo, già in situazioni normali, è segnato in rosso sul calendario dell'Ama: maggio, giugno e luglio - insieme a dicembre, a causa delle festività natalizie - sono i mesi in cui la produzione di rifiuti nella Capitale tocca i livelli più alti. E quest'anno le difficoltà straordinarie per raccolta e smaltimento partiranno una decina di giorni prima del solito, causa il lunghissimo ponte che, in pratica, partirà dalla Settimana santa (Pasqua è il 21 aprile) per arrivare fino al 1° maggio. In via Calderon de la Barca, insomma, è allarme rosso, amplificato dalla situazione contingente, con l'incendio agli impianti di Rocca Cencia arrivato tre mesi dopo il rogo del Tmb di via Salaria, solo in parte compensato dal nuovo contratto per il trasferimento dell'indifferenziato nei Tmb di Malagrotta. E alla municipalizzata si attende ancora la nomina del nuovo consiglio di amministrazione: oggi Virginia Raggi potrebbe confrontarsi con la maggioranza capitolina sui nuovi membri, tra cui non dovrebbe esserci l'avvocato Pieremilio Sammarco.

LE ALTERNATIVE
Con una produzione giornaliera di rifiuti indifferenziati che arriverà prevedibilmente a 3.300 tonnellate al giorno, la capacità di smaltimento attuale della Capitale diventerà assolutamente insufficiente, con un'eccedenza che potrebbe sfiorare le 500 tonnellate giornaliere. E, visto che non si possono di certo lasciare i rifiuti per strada, bisognerà trovare alternative efficaci (ossia discariche da utilizzare temporaneamente) almeno fino ad agosto, quando la produzione cittadina di rifiuti diminuirà. Fino ad allora, ci sarà bisogno di trovare valide alternative. Che non abbondano, da queste parti, tra il sito di Colleferro destinato a chiudere a fine anno e quello di Viterbo già impegnato a fondo per ospitare i rifiuti della Tuscia. A meno di nuove spedizioni in siti lontani dalla Capitale, le discariche che hanno ancora spazio disponibile nell'area romana sono sostanzialmente due: quella di Malagrotta - politicamente improponibile, a pochi anni da una chiusura attesa per decenni - che avrebbe ancora una capacità residua di 250 mila tonnellate; e quella di Albano Laziale, chiuso da giugno del 2016, che potrebbe ancora ospitare circa 200 mila tonnellate. Ma qui servirebbe un atto formale della Città metropolitana, guidata anch'essa da Virginia Raggi, e bisognerebbe fronteggiare la prevedibile reazione degli abitanti dell'area dei Castelli romani.

I RISCHI
Tutto ciò mentre il sistema dei rifiuti resta comunque appeso a un filo, con l'impianto di Rocca Cencia vecchio e utilizzato da anni ai limiti delle sue possibilità e un incastro sempre più precario tra soluzioni tampone e investimenti infrastrutturali che tardano ad arrivare. Chi vede un disegno che tenta di mettere in ginocchio Roma sul fronte della gestione dei rifiuti, peraltro fa notare che nell'ultimo anno nella Città eterna sono stati bruciati 600 cassonetti, oltre ai due incendi, su cui sta indagando la procura ipotizzando anche il dolo, che hanno colpito i Tmb. «Siamo sotto attacco», ha più volte ripetuto la sindaca, che già dopo l'incendio di via Salaria aveva richiesto di presidiare con l'Esercito tutti gli impianti che smaltiscono i rifiuti. Il rischio concreto è che nella Capitale questa possa diventare una primavera particolarmente calda su questo fronte, portando con sé anche provvedimenti straordinari: sul litorale romano, per esempio, potrebbe essere emanata un'ordinanza ad hoc di divieto di vendita di imballaggi monouso, comprese cannucce e bicchieri di plastica.
 

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