Beffa sulla Parentopoli Ama, i magistrati contabili salvano Panzironi: «Non ci fu danno erariale»

I magistrati contabili salvano Panzironi, beffa Parentopoli: niente danno erariale
di Lorenzo De Cicco e Adelaide Pierucci
3 Minuti di Lettura
Domenica 20 Gennaio 2019, 01:06 - Ultimo aggiornamento: 08:37
Le assunzioni a chiamata diretta all’Ama? Del tutto illegittime, come ha sentenziato il processo penale su Parentopoli, approdato fino in Cassazione. Eppure secondo la Corte dei Conti non ci fu un danno erariale, perché i lavoratori raccomandati o reclutati da una società senza titoli, in fondo, sarebbero stati addirittura «utili» - «persino i licenziati».

Così si legge nel verdetto d’appello che ribalta quanto deciso dal giudice contabile di primo grado. Appello che assolve l’ex ad Franco Panzironi, ma solo dal livello contabile perché, come detto, la condanna penale è definitiva. L’ex manager, al timone della società dei rifiuti in epoca alemanniana (2008-2011), non dovrà quindi risarcire l’azienda di 1,7 milioni di euro, come era stato deciso in primo grado. Di più: riavrà anche 6mila euro di spese legali.
La Corte ha dato ragione a Panzironi, quando ha sostenuto, in una memoria, che le assunzioni «si sono rivelate pienamente satisfattive per l’Ama e per le esigenze della collettività». Nonostante lo scandalo di amici e famigli imbarcati senza un concorso, come ha accertato il processo penale. «Molti degli assunti erano legati da rapporti di parentela o affinità con esponenti politici», riportavano le motivazioni. 

Secondo la Corte dei Conti, però, l’Ama non avrebbe avuto «nessuna depauperazione», dal momento che tutti i lavoratori arruolati «possedevano i requisiti minimi di legge per svolgere l’incarico». Il giudice d’appello ha bacchettato quello di primo grado, nell’avere applicato la sentenza penale con «una sorta di automatismo». Non è detto, insomma, che «atti illegittimi» siano anche «illeciti forieri di danno».
«Senz’altro illegittimamente» è stata assegnata a un consorzio privato la selezione di quasi 600 addetti dell’Ama, considerando che questo organismo non era abilitato al Ministero del Lavoro. Eppure «la selezione» è stata «seria», perché i candidati avevano «la competenza richiesta». Ergo niente danno.

Sia per i 23 autisti dei camion che per i 41 dipendenti assunti a chiamata diretta, non sarebbero poi valse, secondo la Corte dei Conti, le regole del pubblico impiego, che prevedono un concorso. Essendo una società «di capitali», pur partecipata dal Comune, all’Ama non avrebbe dovuto essere applicata la riforma Brunetta, che imponeva una selezione, almeno fino al 2010, quando è stato varato il regolamento attuativo. E le assunzioni in questione sarebbero avvenute prima, nel 2008. Per l’azienda d’altronde sarebbe stato «fondamentale» procedere all’«assunzione celere di detto personale».

Il conto di Panzironi, fresco di condanna a 8 anni e 4 mesi per Mafia Capitale, almeno il capitolo Parentopoli si chiude non troppo male. Vista la riforma del giudizio di primo grado della Corte dei Conti non dovrà più versare un euro alle casse della municipalizzata: il maxi-risarcimento è stato annullato. E la condanna penale, ormai definitiva, si è ridotta da cinque a due anni. 

«NESSUN REINTEGRO»
Le assunzioni insomma furono sì «illegittime», ma secondo i giudici contabili non hanno causato un danno alla società comunale. Per i vertici attuali dell’Ama il verdetto d’appello non avrà alcun impatto sull’azienda, considerato che per i 34 licenziati valgono le sentenze del Tribunale ordinario e del giudice del lavoro, mentre nessuna influenza hanno quelle di natura erariale. 
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA