Crisi Ama, un mese per evitare la paralisi. Ultimatum delle banche: approvate il bilancio o stop ai crediti

Crisi Ama, un mese per evitare la paralisi. Ultimatum delle banche: approvate il bilancio o stop ai crediti
di Mauro Evangelisti
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Sabato 9 Marzo 2019, 09:50 - Ultimo aggiornamento: 10:04
L'agonia di Ama sta passando da una scadenza all'altra. Per il 19 aprile le banche hanno posto tre condizioni per riattivare le linee di credito da 200 milioni di euro: approvazione del bilancio, nuovo contratto di servizio e lettera di pegno di Roma Capitale. Senza le normali linee di credito, l'attività quotidiana di un'azienda a cui servono nuovi mezzi e investimenti sugli impianti va alla paralisi, con un peggioramento della crisi della raccolta dei rifiuti (il Tmb di Rocca Cencia è già pieno, tra Pasqua e I Maggio con un susseguirsi di giorni festivi si preannuncia un calvario per la città). «Bisogna fare presto nel rispettare le tre condizioni poste dalle banche - avverte il presidente del collegio sindacale, Mauro Lonardo - ne abbiamo parlato l'altro giorno in Ama con il dg di Roma Capitale, Franco Giampaoletti, e con l'amministratore unico Massimo Bagatti. Non abbiamo discusso della macrostruttura e del cambio dei dirigenti». Il consigliere comunale M5S Calabrese su Facebook però conferma la cacciata dei vecchi dirigenti di Ama. Ma ciò che conta è che il bilancio, con questa scadenza, sia approvato da Bagatti nel corso della sua gestione «provvisoria»; è altrettanto urgente sottoscrivere un nuovo contratto di servizio (regola il rapporto tra Ama e Roma Capitale): scade il 31 marzo. E nel contestato bilancio consuntivo 2017 preparato dall'ex presidente Bagnacani, che si chiudeva con un piccolo utile, secondo Lonardo ci sono voci a rischio che potrebbero portare a un pesante passivo. Non solo i 18 milioni di euro di credito («su cui Ama non ha neppure emesso fatture») per i servizi cimiteriali che il Campidoglio non riconosce, ma altri 42 per i manufatti cimiteriali. E siamo già a 60. Ma si va oltre: Ama deve calcolare come iscrivere a bilancio i 21,5 milioni di euro che la Coop 29 giugno ha richiesto per un contenzioso (in un primo arbitrato in parte ha già avuto ragione); c'è la svalutazione della partecipazione in Ep Sistemi, la società dell'impianto di Colleferro che ha rinunciato al revamping dell'inceneritore; infine, c'è il buco nero della Tari pre 2010. Ama a bilancio ha 94 milioni di euro e in effetti, ogni anno, grazie alle cartelle esattoriali riusciva a incassare 8 milioni. A causa della rottamazione delle cartelle esattoriali decisa dal governo, sono stati incassati quest'anno appena 700 mila euro. In sintesi, il disavanzo potrebbe aggirarsi sui 100 milioni (anche se Lonardo preferisce non fornire una cifra). Di tutto questo il presidente del collegio sindacale ha parlato ieri nell'audizione della commissione in Regione sui rifiuti che indaga sulla crisi di Ama. Una settimana fa era stato sentito Bagnacani, che aveva lanciato pesanti accuse a Lonardo per avere modificato il parere sul bilancio. E se i Pd Minnucci e Patanè hanno incalzato Lonardo, nei 5 Stelle si sono accentuate le divisioni (Valentina Corrado da una parte e Devid Porrello dall'altra). Lonardo, a Patanè che gli ha chiesto conto del famoso caffè preso con Giampaoletti prima di cambiare il parere: «Ho incontrato Giampaoletti il 25 ottobre. Il 15 novembre la mancata consegna del bilancio poteva costituire un evento interruttivo del finanziamento. Bisognava evitare il default. Giampaoletti è l'azionista fatto persona. Ho sbagliato a mandargli un sms?».

NODI
Sul cambiamento del parere: «Nella relazione del 2 maggio diamo un giudizio favorevole ma in 10 righe determinanti segnaliamo all'azionista delle partite di attenzione. Poi le assemblee vanno deserte. Nessuna informazione viene data al collegio sindacale». Fino al 23 agosto in cui arriva la pec di Lemmetti che chiede di cancellare i 18 milioni. Poi emergono altri fatti, come il contenzioso con la 29 giugno e il problema della Tari. «Ridarei mille volte un giudizio negativo su quel bilancio». Ma non si poteva evitare questo scontro? «Sì. Entrambe le controparti dovevano togliere il piede dall'acceleratore». Fp Cgil, Fit Cisl e Fiadel hanno preannunciato uno sciopero per denunciare la paralisi che sta vivendo l'azienda. Prevista anche una protesta dei dipendenti delle società che fanno la raccolta delle utenze non domestiche: sta andando molto male.
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