Ama, i furbi dei congedi Covid. L'Inps ora taglia le buste paga

Ama, i furbi dei congedi Covid. L'Inps ora taglia le buste paga
di Lorenzo De Cicco
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Lunedì 23 Novembre 2020, 07:30

Sfruttando i congedi Covid largamente incentivati durante il lockdown (permessi parentali, licenze 104 e simili) sono rimasti a casa più del dovuto. Lasciando sguarniti i turni sui camion per raccogliere l'immondizia oppure per spazzare le strade invase dal fogliame. Ora però in busta paga è arrivata la doccia fredda: una sforbiciata allo stipendio decisa dall'Ama, dopo che l'Inps, che si occupa di far quadrare i conti nella giostra di certificati, assenze e relative retribuzioni, ha giudicato ingiustificati alcuni forfait.

All'Ama vogliono vederci chiaro, tanto che sono stati avviati controlli per capire se si tratta di strani incidenti di percorso, insomma di sviste occasionali, oppure di condotte reiterate.

In quel caso sarà aperto anche un procedimento disciplinare a carico dei dipendenti e la decurtazione nel cedolino a fine mese sarà più marcata. Per ora 10 addetti hanno già avuto la decurtazione.


Per chi chiede un congedo familiare funziona così: l'azienda anticipa la retribuzione, ma se la «causale di assenza» non viene confermata dall'Inps dopo i controlli, il valore economico delle giornate non rimborsate dall'istituto di previdenza viene recuperato con il taglio in busta paga. A livello economico, quindi, Ama riesce a riavere quanto sborsato indebitamente. Il problema è un altro: la prestazione lavorativa che non c'è, i turni saltati. Che significano meno spazzamenti, meno raccolta del pattume, meno pratiche della Tari gestite dagli impiegati.

I report


L'assenteismo è un vecchio tarlo di Ama. Col Covid però il tasso di forfait è schizzato oltre il 20 per cento, come annotato in ben due rapporti trimestrali. Sia chiaro: i referti di malattia e i congedi di netturbini e spazzini sono sempre stati parecchi, ma così tanti mai. Un record. Le avvisaglie di questa crescita straripante si erano viste prima ancora che Roma avesse un solo positivo al Covid-19. I certificati medici sono aumentati già tra la fine di gennaio e i primi di febbraio, fino ad esplodere alla vigilia del lockdown. Ecco i numeri dei report ufficiali dell'azienda: nel primo trimestre 2020 è rimasto a casa di media il 20,3% dei dipendenti, senza contare ferie e riposi settimanali. Nell'11,9% dei casi si trattava di assenze per «motivi di salute».

Poi il governo ha iniziato a incentivare i permessi emergenziali e così, nel secondo trimestre dell'anno, di colpo, le malattie sono scese al 7,8% mentre le «assenze per decreti Covid», come le chiama l'azienda, sono cresciute dall'1 al 5,5%. Ma a quanto pare non tutti ne avevano diritto. E ora la municipalizzata, sulla scia delle segnalazioni dell'Inps, sta giustamente intervenendo. Anche per evitare strani fenomeni che si erano visti a maggio, quando decine di dipendenti si erano dati malati pur di evitare di ritirare l'immondizia a casa dei positivi o dei casi sospetti in quarantena. Strani malanni talmente diffusi che Ama, per assicurare il servizio, ha dovuto assoldare un drappello di netturbini privati.

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