Roma, «Ama, il Campidoglio sapeva». Al setaccio i conti fino al 2019

Roma, «Ama, il Campidoglio sapeva». Al setaccio i conti fino al 2019
di Michela Allegri e Francesco Pacifico
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Giovedì 14 Maggio 2020, 11:08
Un falso in bilancio che supera i 250 milioni di euro, e potrebbe essere solo l’inizio. Perché l’inchiesta sui conti della municipalizzata romana dei rifiuti, nella quale quattro ex manager sono indagati per false comunicazioni sociali, è solamente la punta dell’iceberg di un maxi-fascicolo molto più complesso. Congelata, intanto, l’approvazione del bilancio 2017. Tornando all’inchiesta, i magistrati partirebbero da un presupposto: per un breve periodo il Comune sarebbe stato consapevole che Ama stava utilizzando parte degli incassi legati alla Tari per fare quadrare il bilancio e avrebbe accettato questo escamotage, per poi effettuare una compensazione crediti-debiti con la partecipata. Antonella Giglio, amministratrice unica nel 2016, anche lei indagata, racconta: «C’era una prassi in una partita di dare e avere sulla Tari con le compensazioni, perché il servizio effettuato da Ama prevede il pagamento di un canone. Per quanto riguarda poi la garanzia sugli affidamenti data alle banche con i soldi della tariffa, era prevista da un accordo del 2006, avallato dallo stesso Comune». 

Ma questo sarebbe successo almeno nei primi tre mesi del 2019, nell’interregno tra la cacciata di Lorenzo Bagnacani e l’insediamento di Luisa Melara. Bagnacani, nel 2018, aveva chiesto al Campidoglio una deroga «per potere trattenere gli incassi dei mesi di novembre e dicembre 2018 utili e indispensabili al fine di garantire l’ordinaria gestione aziendale». Il dg del Comune, Franco Giampaoletti, aveva negato quel permesso: «Non è possibile accogliere l’istanza così come formulata». Ma dal 21 febbraio una cabina di regia si era occupata della questione e il Comune era stato più conciliante: il riversamento era slittato ed era stata fatta una compensazione. L’allora amministratore unico di via Calderon de La Barca, Massimo Bagatti, rilanciò con un piano di riversamento della Tari fondato «sul presupposto necessario di avvenuto incasso del corrispettivo per il servizio di igiene ambientale» per febbraio, marzo e aprile 2019 dal Campidoglio entro maggio. 

Poi ecco un’altra compensazione tra i crediti Tari vantati dal Comune con i debiti verso l’azienda nel conto di tesoreria di Roma Capitale entro la fine del mese successivo all’incasso rendicontato: Ama determinò di regolarizzare la somma di 130mila euro (novembre 2018 e l’acconto per dicembre 2018), la quale a loro volta veniva compensata con appositi mandati di pagamento del dipartimento Tutela Ambientale del Comune per le prestazioni effettuate dalla municipalizzata Quella che in gergo si chiama una partita di giro. Vanessa Ranieri, ex membro del cda Bagnacani, dice che «nella nostra gestione la Tari è stata sempre riversata». E conferma che solo nell’ultimo bimestre novembre-dicembre 2018 si chiede una deroga - non concessa - per avere più liquidità. Ma negli anni precedenti cosa è successo? Gli ex amministratori Daniele Fortini (presidente dal 2014 al 2016), Rodolfo Murra e Carolina Cirillo (in Cda dal 27 gennaio 2014 al 4 agosto 2016), e Antonella Giglio, amministratore unico tra il 2016 e il 2017 hanno ricevuto un avviso di garanzia. I bilanci da loro firmati tra il 2015 e del 2016 sarebbero stati aggiustati con l’aggiunta di 258 milioni di euro: una parte della Tari riscossa dall’Ama per conto del Campidoglio e che l’azienda non avrebbe potuto utilizzare, ma avrebbe dovuto consegnare al Comune. Usata invece per appianare debiti e, soprattutto, come garanzia sulle linee di credito. Fortini, assistito dall’avvocato Giuseppe Di Noto, ha già chiesto ai pm di essere ascoltato ed è certo di chiarire la sua posizione.

Altri poi i fronti d’inchiesta: alla fine del 2019 Ama avrebbe distratto altri 250 milioni di euro di fondi Tari - si legge nel decreto che ha consentito ieri alla Finanza di sequestrare tanti documenti - per destinarli all’estinzione di obbligazioni finanziarie contratte con le banche. Operazione irregolare per i pm che potrebbe costare cara ad altri dirigenti della municipalizzata. S’indaga anche sul rapporto tra la municipalizzata e le banche, per capire se ci siano state pressioni sulle garanzie con la Tari. Da capire se i manager indagati abbiano avuto anche vantaggi personali, come bonus o premi di produzione legati all’approvazione dei bilanci. Si vaglia anche la disputa con Roma Capitale sui crediti pregressi dei servizi cimiteriali (circa 18 milioni), la svalutazione immobiliare relativa all’ex Centro Carni e la mancata approvazione degli ultimi bilanci.
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