A chiedere la riapertura delle indagini i genitori di Alice atterriti dal dolore e sempre più convinti che la morte della loro figlia si poteva evitare. In base ai nuovi elementi forniti per i Galli dagli avvocati Gaetano Scalise e Luca Montanari la prima ricostruzione della procura sarebbe stata viziata da una omissione e da un conseguente errore di valutazione che partendo dalle indagini della pg è approdato alla consulenza tecnica del perito del pm viziando la richiesta di archiviazione a carico del tassista quindi anche l’esito. Tutti gli atti di indagine infatti si sarebbero basati sull’erronea convinzione che la povera Alice abbia interrotto l’attraversamento pedonale salendo sul marciapiede per poi essere colpita dal taxi nel momento in cui scendeva dalla banchina per riprendere la marcia. Al contrario invece la consulenza tecnica e le immagini scattate a seguito del sopralluogo del sinistro avrebbero dimostrato come l’attraversamento pedonale fosse continuo e non interrotto dalla presenza di una banchina o di un marciapiede con la conseguenza che la condotta di Alice Galli che si trovava al centro della carreggiata sulle strisce pedonali (e non sulla banchina) era certamente prevedibile per il conducente del taxi. Tanto più prevedibile a un conducente abile quale può essere appunto un tassista. L’inchiesta si era chiusa lo scorso anno con l’archiviazione dell’accusa di omicidio stradale a carico del tassista. L’attraversamento di Alice, col rosso sulle strisce pedonali, è stato «imprevedibile» «e anche inaspettatto» aveva motivato la decisione il gip Livio Sabatini. «Visto» aveva aggiunto «che il veicolo condotto dal tassista stava sopraggiungendo a una distanza di 6 e 7 metri ossia a 0,70 secondi dall’impatto», «viaggiando a 35 chilometri orari, così come ricostruito dal consulente della procura».
Il papà di Alice, Stefano Galli, commerciante del quartiere, non ha mai smesso di credere il contrario. «Non si uccide alla velocità di 35 chilometri orari», aveva detto anticipando la sua volontà di continuare a lottare per la verità. «Non ci aspettavamo la chiusura del caso. È morta una ragazzina, mia figlia». «Non siamo giustizialisti», aveva aggiunto, «non c’è astio contro il tassista, siamo certi che sia stato un errore umano. Non accetteremo mai che resti un caso di omicidio stradale senza responsabili. Che si scarichi la colpa solo sull’imprudenza di mia figlia. Quello è uno degli incroci più pericolosi di Roma». Le speranze per Alice si erano spente trentasei ore dopo l’investimento, quando è stata dichiarata clinicamente morta ed i genitori hanno chiesto come, estremo atto di amore, di donare gli organi. «Ho provato istintivamente a sterzare, ma non sono riuscito a evitare l’impatto», le prime parole del tassista dopo l’incidente.
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