Alberto Sordi, a 100 anni dalla nascita una messa per ricordare

Alberto Sordi, a 100 anni dalla nascita una messa per ricordare
di Valeria Arnaldi
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Domenica 23 Febbraio 2020, 19:27

«Ogni domenica, Sordi si recava a piedi alla basilica di San Giovanni in Laterano per la messa e lungo il cammino, molti poveri, che conoscevano le sue abitudini, lo attendevano per chiedergli un aiuto. Sordi non si tirava mai indietro e per tutti aveva sempre anche un sorriso e una parola». Don Walter Insero, rettore della Basilica di Santa Maria in Montesanto, la nota Chiesa degli Artisti, a Roma, ieri ha ricordato così, come «uomo di fede» Alberto Sordi alla messa di suffragio celebrata nella Chiesa in piazza del Popolo, appunto.
Tanti gli amici e colleghi dell’attore che hanno preso parte alla cerimonia. Tra i primi ad arrivare, Gianni e Maddalena Letta. Poi, Lino Banfi, che ha conosciuto Sordi negli anni Settanta. «Proprio nel 1970 - racconta Banfi - Sordi girò “Detenuto in attesa di giudizio”. Nanni Loy mi voleva come direttore del carcere, io però avevo firmato un contratto con Dino De Laurentiis, che aveva fatto una specie di vivaio di attori. Lo dissi a Dino, che mi voleva bene, mi chiamò e mi disse: “Va bene, ti tratto io”. E per due/tre pose, mi fece prendere dei bei soldini. Conobbi bene Alberto, ci siamo rivisti tante volte. Una sera a cena, quando facevo “Un medico in famiglia”, mi disse: “Quando ricominci col nonnetto?”. Gli ho risposto: “Hai quasi 20 anni più di me e mi dici “nonnetto”. E lui: “Ma te lo fai il nonno, mica lo faccio io!».

Alla messa, Stefania Sandrelli, che con lui ha lavorato in “Quelle strane occasioni”: «Nel film, ero una ragazzina che prendeva l’ascensore, che si fermava, con un monsignore dentro interpretato da Alberto Sordi. Nella storia passavamo lì una giornata e una parte della notte. Lui, a un certo punto, doveva convincermi del libero arbitrio. Io non riuscivo a smettere di ridere. Sordi amava far ridere, per lui era come porti qualcosa di affettuoso. Aveva ragione. Ridere è così difficile, specie ai giorni nostri».

Non è mancata ovviamente Paola Comin, storica press agent dell’attore e di molti altri big dello spettacolo: «Alberto era un uomo di fede, di sicura fede, mi fa molto piacere che si sia fatta questa messa in ricordo del diciassettesimo anno della sua scomparsa».

Alla cerimonia anche Paolo Conticini che, durante la funzione, ha dato voce alla Preghiera degli Artisti. «Il giorno della sua morte - ricorda Conticini - sono uscito da casa, ho sentito il condominio che piangeva e non capivo cosa fosse successo. Al bar la gente era distrutta e ho saputo che era morto Sordi».

Presenti pure Franco Mariotti e, affiancato dalla moglie, Alessandro Nicosia, curatore della mostra dedicata all’attore, allestita nella sua Villa a Caracalla, per la prima volta aperta al pubblico, oltre a Giambattista Faralli, vicepresidente della Fondazione Museo Alberto Sordi, e Stefania Binetti. Numerosi i fan dell’attore, come Stefano Saliola, presidente dell'Associazione dei Vitelloni, fan club che dal 1993 è dedicato a Sordi. Al suo fianco, il figlio, chiamato, non a caso, Alberto.

La celebrazione, accompagnata dalle voci del Roma Vocal Ensemble, diretto dal maestro Federico Incitti, è stata conclusa da un piccolo concerto, con l’esecuzione di quattro brani. Un ulteriore omaggio all’attore.
 

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