Era ferma in auto all’incrocio tra via Cassia e via Vilifredo Pareto, zona Nord di Roma, quando un gigantesco pino è letteralmente precipitato sul parabrezza della sua macchina. Lei, Maria L., si è ritrovata sotto choc, con il naso fratturato e una mano ferita. Sarebbe potuta andare molto peggio: quella mattina del 12 settembre 2017, l’ennesima tragedia legata agli alberi killer che si abbattono sulle strade della Capitale era stata scongiurata solo per un soffio. Maria, però, ha riportato, oltre alla dolorosa frattura, anche un indebolimento permanente della mano. E adesso la Procura chiede il conto per il grave incidente a quattro dipendenti del Capidoglio. Il procuratore aggiunto Giovanni Conzo e il pubblico ministero Valentina Margio hanno chiuso le indagini sulla vicenda, atto che potrebbe avere come conseguenza una richiesta di rinvio a giudizio. L’accusa ipotizzata dalla Procura è lesioni stradali. Sotto inchiesta ci sono un responsabile e tre tecnici dell’Ufficio Sistema Arboreo Cittadino del Comune di Roma, che si occupa di monitoraggio e manutenzione del verde urbano.
LE COMPETENZE
Come si legge sul sito del Campidoglio, l’ufficio dovrebbe curare il «censimento delle alberature cittadine», aggiornando i dati sulle operazioni di potatura, abbattimento e messa a dimora.
Non si tratta dell’unica inchiesta sugli alberi killer a Roma. Quella più clamorosa riguarda la caduta di 164 piante tra il 23 e il 25 febbraio 2019, una delle quali aveva colpito un avvocato, rimasto paralizzato. Per questa vicenda sono stati rinviati a giudizio due dirigenti del dipartimento Tutela ambiente e il rappresentate della ditta incaricata di effettuare controlli e manutenzioni. Le accuse sono disastro colposo e lesioni stradali