Alberi killer a Roma, il direttore della Protezione civile del Lazio: «Chiudete le strade»

Alberi killer a Roma, il direttore della Protezione civile del Lazio: «Chiudete le strade»
di Camilla Mozzetti
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 29 Luglio 2020, 00:51 - Ultimo aggiornamento: 00:57

Sembra che curare gli alberi di Roma equivalga a svuotare il mare con un bicchiere guardando al complesso arboreo totale della città (330 mila fusti) e agli strumenti (anche economici) nelle mani dell’amministrazione. Ma ciò non toglie che esiste una procedura chiara - quasi banale - da seguire per garantire la sicurezza di fronte al possibile crollo o alla caduta - pure in assenza di venti o temporali - degli alberi. Ed è una procedura che Carmelo Tulumello, direttore dell’agenzia della Protezione civile della Regione Lazio, sintetizza in pochissimi passaggi: «Monitoraggio delle piante tramite l’analisi anche solo visiva degli agronomi, indagini tecniche più invasive se vengono ravvisate anomalie, seguente abbattimento o, in assenza di questo per “x” motivi, ordinanza della sindaca per mettere in sicurezza la pianta e la zona in cui si trova che può essere una strada oppure un parco». In sostanza dunque pure se gli appalti vanno a rilento o si devono recuperare le risorse per gli interventi, «È nei poteri della prima cittadina di Roma interdire le zone pericolose».

LEGGI ANCHE Roma, alberi killer: la mappa del rischio. Da Caracalla a San Saba 500 da abbattere

Dottor Tulumello quanto la preoccupa ciò che è accaduto lunedì pomeriggio a piazza Venezia, quando un pino è crollato così, senza un filo di vento o una goccia di pioggia, rischiando di uccidere una persona?
«Quello che abbiamo visto è la conseguenza del deterioramento della pianta con le radici che hanno perso capacità di presa e tenuta. Che su Roma il tema delle alberature stradali è particolarmente rilevante è anche dovuto al fatto che gli alberi non sono a dimora in un terreno aperto con una giusta possibilità di sviluppo per l’apparato radicale».

Che si deve fare?
«Rientra nei compiti del sindaco, quale autorità locale di protezione civile e ufficiale di governo, ogni qual volta c’è un pericolo, affrontarlo con poteri straordinari: si deve adottare un’ordinanza con la quale si inibiscono determinate attività, dal traffico sulle strade, alla fruizione dei parchi se c’è uno o più alberi pericolanti che non possono essere abbattuti nell’immediato. Ed è una valutazione che va fatta sulla base di una perizia tecnica».

Immagino lei sappia che nell’ultimo monitoraggio le analisi sulle piante sono state per lo più visive.
«Sono valutazioni speditiveche preludono a un accertamento tecnico. L’occhio di un agronomo vede se una pianta è oggettivamente sana oppure se in qualche modo presenta dei sintomi di deterioramento e già questo rappresenta una scrematura alle analisi più invasive che dovrebbero comunque arrivare dopo».

E se queste non vengono fatte?
«Converrà che è un altro paio di maniche». 

La Protezione civile cosa può fare?
«Lo scorso anno abbiamo messo a disposizione di Roma Capitale la nostra convenzione con gli agronomi della provincia e il Campidoglio ha avviato un monitoraggio sulle alberature che insistono nei plessi scolastici di alcuni Municipi, ma non sulle strade, arrivando a elaborare già un certo numero di piante da abbattere. Oltre alla convenzione, come delegato per l’emergenza maltempo del 2018 ho assegnato al Comune 1 milione 900 mila euro proprio per le attività di manutenzione e abbattimento delle piante pericolose. Tutto questo dà la misura della rilevanza del problema: c’è un tema alberature che va affrontato usando gli strumenti a disposizione per fare in modo di tamponare la situazione». 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA