Ostia Antica, riscoperta la spa privata deluxe

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Sabato 25 Gennaio 2020, 09:26

di Laura Larcan video di Mino Ippoliti
Il bello di riscoprire la vita quotidiana di duemila anni fa. Intatta. Suggestioni che il parco archeologico di Ostia Antica riesce a regalare. Ecco una strada che corre dal decumano massimo fin verso la banchina del Tevere. E lungo la passeggiata sfilano caseggiati, domus, grandi magazzini. Lo scenario è quello di un rione di Ostia Antica, dove nel II secolo d.C. si consumavano frenetici i ritmi di una vita quotidiana, lontana dai fasti del Capitolium della città. Il via vai degli stranieri sbarcati dalle rotte del Mediterraneo, i lavori pesanti dei cittadini. E qui, basta superare le crepidini (i marciapiedi) per entrare in un monumento considerato il cuore di quella vita quotidiana ostiense. Un luogo di benessere, ristoro, relax. Si tratta delle Terme del Buticoso, che devono il loro nome dal gestore del posto, quell'Epictetus Buticosus che figura nel mosaico di una sala. È qui che lo staff del parco guidato da Mariarosaria Barbera sta concludendo un grande intervento di restauro, altamente tecnologico, che consentirà di aprire il sito in primavera. Dopo anni di chiusura e oblio. Un contesto praticamente sconosciuto, dove riaffiorano affreschi dimenticati, colori brillanti, pigmenti preziosi, mosaici figurati, rivestimenti marmorei. «Siamo in una categoria diversa di monumento: non le grandi terme pubbliche, ma un balneum, un complesso particolare a gestione privata, aperto al pubblico a pagamento», racconta l'archeologa Claudia Tempesta. «La differenza era solo nelle dimensioni più contenute, mancava la palestra, ma l'articolazione degli ambienti legati all'acqua e al sistema di riscaldamento era intatta», continua la studiosa. Restauratori e specialisti sono al lavoro, in un cantiere di 400 metri quadrati che vanta uno staff internazionale. Subito dopo la sala d'ingresso, con le sedute alternate a nicchie per i clienti, ecco scoprire un grande ambiente affrescato. I restauratori hanno compiuto un'impresa: riportare alla luce le immagini fastose di piante rigogliose. È di nuovo leggibile una vasta scena di pittura che evoca l'affaccio illusionistico su giardini: il rosso fa da sfondo, le variazioni di verde e viola disegnano i cespi di foglie, il giallo dorato echeggia le sagome di vasi. Sorpresa nella sorpresa, a risplendere è ora una coreografia di fiorellini. I COLORI Strategico il contributo di analisi tecnologiche condotte dallo specialista in affreschi Paolo Tomassini dell'università di Lovanio e l'équipe di chimici del Pratt Institut di New York coordinati da Eleonora Del Federico: «Abbiamo identificato tracce di un pigmento speciale come il blu egizio», spiega Tomassini. I lavori hanno risanato dal manto erboso e degrado diffuso i mosaici delle altre sale. «Non sono tanti i luoghi termali dove irrompe la vita - riflette Mariarosaria Barbera - Di solito compaiono scene marine con pesci, divinità e mostri. Qui, invece, viene ritratto il balneator, il bagnino gestore Buticoso, con lo strigile e la situla (il secchio), ad assistere i bagnanti». Il restauro diventa occasione di uno studio. Con non poche sorprese riemerse dal mosaico. «La tessitura delle tessere è diversa. Pensiamo che il nome Epictetus Buticosus sia stato aggiunto, così come la figura del personaggio». Ma a colpire è lo stile, la mano, dei maestri mosaicisti, che potrebbero essere gli stessi che hanno realizzato i mosaici delle Terme di Nettuno, i più famosi di Ostia Antica. Gli indizi chiave vengono da alcuni particolari, come le code dei mostri marini. Probabilmente siamo di fronte ad una scuola di maestranze che si sono formate e affermate in contesti architettonici più piccoli, come questo del Buticoso, che risale ad un'età traianea, per poi essere chiamati a decorare le grandiose Terme di Nettuno, volute da Adriano, che finanziò con circa due milioni di sesterzi. Le sale risanate offrono, poi, una lettura nitida del sistema di tubuli (canalette) sotto i pavimenti e lungo le pareti per far passare aria calda. Quasi una lezione di ingegneria idraulica romana arriva dal Laconicum (la sauna). 

 

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